Antonio Floridia, sul Manifesto, spiega come il sistema quasi proporzionale con cui probabilmente si voterà stimola i partiti a cercare convergenze e a chiarire agli elettori con chi sono disposti a governare (“Aggiornate i calcoli. Il proporzionale cambia tutto”). “Rivincita contro rancore” così Stefano Folli su Repubblica interpreta l’animo che guida oggi l’azione politica di Matteo Renzi e quella di Massimo D’Alema, a vantaggio dei 5 Stelle (“Renzi e la prevalenza di Grillo”). In un’intervista al Corriere Enrico Mentana è tranchant: “Renzi bullo, e non fa più sognare”. Michele Emiliano: “Matteo non è più il nostro leader. Così il partito è morto” (intervista al Corriere della Sera). Anche il ministro Carlo Calenda dice: “Paese a rischio con le urne a giugno” (intervista al Corriere). E Giorgio Napolitano: “Il voto ora non è da paese civile” (Carmelo Lopapa, Repubblica). L’editoriale di Antonio Polito sul Corriere della Sera è ugualmente severo col pressapochismo della politica italiana di questi giorni: “Il rischio di una altro big bang”. Così pure Biagio De Giovanni sul Messaggero: “I partiti a pezzi nel paese che non cresce e perde identità”. Mauro Magatti su Avvenire chiama tutto il Paese a un “Tempo di svolta”. Un parere a favore dell’operato del passato governo Renzi viene dal deputato Pd Daniele Borioli che su Appunti Alessandrini scrive: “Renzi, il riformismo della cittadinanza”. In difesa di Renzi anche Dario Parrini sull’Unità: “Non si può stare dentro il Pd e lavorare a spaccarlo”. Mario Dogliani sul sito del Centro per la riforma dello Stato riflette sul dopo referendum: “Siamo sicuri che l’Italia abbia, oggi, una vera costituzione?”.