“Il paese liquido torna a sperare”, così la Repubblica del 31 dicembre titola un articolo di Ilvio Diamanti e i risultati della XV indagine di Demos dedicata al rapprto fra gli Italiani e lo Stato. Sembra che gli Italiani nutrano molta meno fiducia in tutte le istituzioni, compresa la Chiesa, rispetto a dieci anni fa, ma manifestino la speranza di poter costruire qualcosa di nuovo. Questo atteggiamento può forse essere ricollegato all’interesse che suscita, nonostante tutto, la prospettiva aperta dall’ingresso in politica di Mario Monti (così sembra pensare Michele Salvati, economista liberal del Pd, nell’articolo apparso sul Corriere, “Le ragioni della crisi del bipolarismo, fra vincoli europei e nuovo centro”). E cose simili dice Giuliano Amato in un’ampia intervista rilasciata al Mattino (“Con un Ppe italiano più facile una stagione di riforme”). Riforme impossibili, avverte Guido Crainz su la Repubblica, “se il centrosinistra facesse prevalere il fuoco di sbarramento sulla capacità di dialogare in modo costruttivo con l’idea di società e con la cultura di governo che connotano la proposta di Monti” (“L’Italia moderata”). Sconforto e solitudine dichiara, invece, Luca Ricolfi su La Stampa (“Verso la prima Repubblica”) perché nel futuro vede la triade Monti-Bersani-Vendola e il venire meno delle riforme liberali (meno spesa, meno tasse, meno Stato). Che, in effetti, nella Lista Monti si vogliano immettere prospettive non solo di rigore ma anche di equità e di coesione sociale, emerge dall’intervista rilasciata da Lorenzo Dellai a La Stampa (“Alla Camera avremo quattro liste, 5 se arrivano anche personalità del Pd”); Dellai, presidente della Provincia di Trento ed esponente del movimento Verso la Terza Repubblica, si dice un po’ sconcertato per gli attacchi a Monti di Bersani e indica alcuni elementi di quella che chiama “una forza politica popolare e liberale”: “E’ un nuovo progetto politico – spiega – che ha come compito quello di riconciliare veritàe speranza, cioè armonizzare il rigore dei conti e la stabilità finanziaria con lo sforzo di costruire lavoro, equità, cittadinanza piena e coesione sociale”. “La nostra proposta – osserva – può risultare particolarmente interessante per quel mondo cattolico che nell’ultimo ventennio ha vissuto una colossale diaspora e che ha spesso sofferto una noteole marginalità nella vita politica. Pur nel rispetto del principio di laicità, possiamo essere un punto di riferimento per le tante espressioni del cattolicesimo che vogliono incidere davvero e tornare decisive sulla scena pubblica”.