Così Romano Prodi: “Siamo noi europei i cattivi maestri del populismo” (intervista a La Stampa), e “Senza regole l’economia globalizzata genera mostri” (intervista a Il Giorno). Barbara Spinelli, sul Fatto, critica i democratici Usa e tutte le sinistre europee, e guarda con simpatia a Grillo: “Le vecchie sinistre si sono suicidate”. Guido Moltedo, sul Manifesto, dà credito invece ai giovani che manifestano nelle città americane contro Trump: “Un conflitto permanente li seppellirà”. Sempre sul Manifesto Leonardo Paggi parla de “La creatività malefica di Donald Trump”. Anche Roberto Toscano non è indulgente con Trump: “Allacciamo le cinture” (Repubblica). Sulla stessa linea è Timothy Garton Ash, “Demoliremo le barriere” (Repubblica). Come la Spinelli, Marco Gervasoni rifiuta di parlare di populismo e nel voto americano legge “Una lezione per la sinistra mondiale” (Gazzettino). Idem Mauro Barberis sul Secolo XIX: “La vera destra batte sul campo la falsa sinistra”. Sul quotidiano liberale L’Opinione Cristofaro Sola titola: “Donald Trump e la rivincita della democrazia”. Giuliano Ferrara ironizza su “Lo spettacolo dell’Italia ‘de sinistra’ e antipolitica che si sveglia trumpista” e ci ritorna sopra: “Mi dispiace ma non capisco certo trumpismo” (Il Foglio). Claudio Cerasa sul Foglio avanza un’ipotesi ardita: “Il nuovo bipolarismo dopo Trump“. Gianni Riotta spiega: “Alle origini della rivolta. Il popolo di Trump” (La Stampa). Ian Bremmer s’interroga: “Le crisi globali. Che farà Trump” (Corriere della sera). Francesco Daveri rileva “L’incoerenza economica delle ricette di Donald Trump” (lavoce.info). Giulio Sapelli sostiene che “Torna strategico il dialogo con il Cremlino” (Messaggero). Per Marta Dassù, “Per i governi europei la Casa Bianca è rischiosa sul fronte interno” (La Stampa). Per Donald Sassoon: “Ha vinto con le promesse, ma governare è un’altra cosa” (intervista all’Unità).