Su “il Fatto Quotidiano” del 14 marzo, il “vaticanista” Marco Politi scrive del “silenzio tombale del mondo cattolico” sul caso del ministro Riccardi. Parla di un mondo cattolico che, dopo Todi, appare “sprofondato in un letargo fatale”. Nei confronti del governo Monti, aggiunge Politi, “il mondo cattolico si dimostra incapace di far pervenire la benché minima pressione positiva per imprimere al sistema Italia un salto di qualità sociale e rinuncia ad agire da protagonista su tutti i temi cruciali: giustizia, lavoro, famiglia, temi istituzionali. E segna così “un arretramento rispetto al Novecento, quando il cattolicesimo sociale e politico era capace di robuste proposte, fortemente innovative”. Infine, Politi nota come il segretario Pdl Alfano riprenda ora a “suonare la sirena della mobilitazione contro gay, aborto e testamento biologico” riproponendo alle gerarchie cattoliche il patto poco virtuoso della recente stagione berlusconiana.
Su questo questo argomento, alcuni giorni fa, abbiamo pubblicato questo articolo: https://www.c3dem.it/?p=842
Bastonato come un ribelle per aver detto che “fa schifo” l’ostruzionismo del Pdl alle norme anticorruzione e a una riforma dell’informazione televisiva pubblica, il ministro Riccardi è stato costretto all’autocritica. I berluscones hanno minacciato di sfiduciarlo, un Gasparri beffardo gli ha negato una rappresentatività “cattolica” finché è arrivata dall’alto la grazia di Alfano. Risalta nel panorama il silenzio tombale del mondo cattolico. Mentre sulla rete si sono accavallati messaggi di solidarietà per Riccardi, quell’ampia parte di società civile che si richiama all’esperienza cattolica non è riuscita a esprimere né sdegno per l’attacco a uno dei suoi più illustri esponenti né sostegno per una più che giustificata posizione.
Il “mondo di Todi”, che in autunno sembrava scendere in campo per la rigenerazione dell’Italia, appare sprofondato in un letargo fatale. È stato un acuto osservatore della società italiana, il sociologo Giuseppe De Rita, credente militante, a notare per primo che la preannunciata discesa in campo dell’associazionismo cattolico “è scomparsa dall’ordine del giorno”. Impietosamente De Rita descrive la galassia bianca in caduta verticale di ruolo poiché “pur avendo grande vitalità interna, è poi incapace di metterla in campo nella polemica politica e mediatica”.
Il silenzio, seguito al brusco richiamo all’ordine rivolto a Riccardi, rivela che l’inerzia non è casuale. Anzi, forse ormai strutturale. Nei confronti del governo Monti, impegnato prioritariamente nel risanamento dell’equilibrio economico del Paese, il mondo cattolico si dimostra incapace di far pervenire la benché minima pressione positiva per imprimere al sistema Italia un salto di qualità sociale.
Il silenzio sull’urgenza di drastiche misure anti-corruzione è sconcertante non solo perché il malaffare costa all’economia italiana 60 miliardi di euro. Lo stesso cardinale Bagnasco ha bollato ripetutamente come una delle più gravi piaghe italiane la corruzione e l’uso a fini personali dei beni pubblici. Eguale silenzio, al di là di qualche sporadico appello e comunicato, regna rispetto all’assenza di una reale politica di sostegno governativa ai nuclei familiari: genitori più figli che lottano per non essere risucchiati dalla povertà. Silenzio inerte si riscontra riguardo alla perdurante mancanza di contrasto verso le notorie politiche aziendali che emarginano sistematicamente i quadri femminili, “colpevoli” di avere partorito, quando non si ricattano in anticipo le neo-assunte con la firma di dimissioni in bianco in caso di gravidanza.
Silenzio, infine, sul tema del lavoro, nonostante appaia ormai chiaro che non si può procrastinare l’età pensionabile a 67 anni autorizzando contemporaneamente i licenziamenti cosiddetti “economici”, che lasceranno spesso sul lastrico uomini e donne una decina d’anni prima di poter prendere la pensione. Mentre si è già capito che non sarà altrettanto drastica la soppressione del caporalato, delle finte partite Iva, dei contratti di falsa collaborazione che nascondono lavoro subordinato.
Laddove anche l’Avvenire mostra di voler ascoltare in qualche modo le ragioni di chi ha dimostrato sotto le bandiere della Fiom, la galassia bianca segue i negoziati sul lavoro come se fossero un mero evento televisivo. Ai margini del campo.
Davvero un segno di impotenza per una tradizione, che faceva della vitalità del Paese reale un suo punto di forza. Su giustizia, lavoro, famiglia il mondo cattolico sta rinunciando in questa stagione ad agire da protagonista. Idem sui temi istituzionali. La riforma elettorale emersa dalle trattative tra Pdl, Udc, Pd rappresenta esattamente l’opposto di ciò che i cattolici delle parrocchie vogliono. L’inchiesta Ipsos presentata dalle Acli nel novembre 2011 su questo punto è lampante: soltanto una sparuta minoranza, tra il 13 e il 15 per cento, approverebbe il ritorno ad un proporzionale “senza coalizioni definite”. La grande maggioranza dei fedeli preferisce un bipolarismo , seppure triangolare composto da una destra, un centro e una sinistra.
Non c’è dunque solo silenzio, colpisce anche la rinuncia a “rappresentare” le istanze profonde della comunità cattolica. Tutto si spegne in una delega a Casini. O a Bonanni. L’uomo che ha mentito sull’“eccezionalità” di Pomigliano, che tace sul fatto che il mega-investimento da 20 miliardi promesso da Marchionne non si farà mai, chiude gli occhi sul futuro trasferimento del quartier generale della Fiat in America e sulla probabile chiusura di uno o due stabilimenti in Italia, e che ha firmato la norma vergognosa che esclude la Fiom dalle aziende Fiat. Quanto avviene è un ripiegamento nella storia del movimento cattolico. Un arretramento rispetto al Novecento, quando il cattolicesimo sociale e politico era capace di robuste proposte, fortemente innovative e ispirate alla visione di uno Stato e di un sistema economico al servizio dello sviluppo dell’individuo e della comunità. Intanto, nel silenzio dei “bianchi”, Alfano riprende a suonare la sirena della mobilitazione contro gay, aborto e testamento biologico. Riproponendo quel patto che ha visto la gerarchia ecclesiastica coprire le miserie di un berlusconismo inefficiente, indecente e screditato all’estero. Un passato da non dimenticare.