Dopo aver detto che è una decisione storica e che ha vinto l’amore, Matteo Renzi ha confessato alla Repubblica: “Ho rischiato di rompermi il collo”. Un riconoscimento alla portata storica dell’approvazione del ddl Cirinnà lo dà anche Francesco Merlo, su Repubblica, che mira a sottolineare l’arretratezza della posizione assunta dalla Chiesa: “La nuova breccia di Porta Pia”. Più cauto il giudizio, pur in sostanza positivo, di Stefano Folli: “Il trasformismo e i diritti di libertà”. Anche il Corriere della Sera offre un riconoscimento al valore della legge approvata, con Barbara Stefanelli (“Un passo avanti, ma non sia l’ultimo”), e un giudizio politico perplesso, con Massimo Franco (“Un esito che fa rispuntare il partito della nazione”). Sul Mattino Mauro Calise dice: “Per il premier vittoria ai punti”. Paolo Pombeni sul Sole 24 Ore: “Soluzione equilibrata, con incognite politiche”. Poi molte critiche, sia interne al Pd, sul metodo (il renziano Matteo Richetti alla Stampa: “Sul ddl Cirinnà una gestione disastrosa”) sia da sinistra, ma a tutto campo (Furio Colombo sul Fatto: “Vince l’intesa tra Bagnasco, Alfano e Meloni”; Andrea Colombo sul Manifesto: “L’unione civile è con Verdini”). Michela Marzano: “Lascio il Pd di Renzi” (Manifesto). Sulla fragilità del Pd interviene Luciano Violante su Italia Oggi (“Il Pd è un partito di caporali”).