SUI 100 GIORNI DI PAPA FRANCESCO

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“Quando predica dà l’impressione che la sua parola non voglia chiudere la discussione sui nodi della vita cristiana, ma intenda aprire un tempo di dialogo fraterno al quale la chiesa non è preparata”: così Alberto Melloni sul Corriere della Sera (“I gesti semplici diventati uno stile di governo”). Aldo Maria Valli, su Europa: “Da Paolo VI a Francesco, una certa idea di Chiesa”. Andrea Tornielli su La Stampa: “La rivoluzione dei piccoli passi”. Henri Tincq sul sito slate.fr: “Ciò che papa Francesco ha cambiato in cento giorni”. Marco Politi su Il Fatto: “L’appartamento vuoto di papa Francesco spaventa il Vaticano”. Lucetta Scaraffia sul Messaggero: “Quella sedia vuota: un segnale dal papa”. Anche G.G. Vecchi si sofferma sulla sedia vuota (“’Andate controcorrente’. Francesco e la sedia vuota” (Corriere). Sandro Magister (“I cento giorni di Francesco e l’enigma della poltrona vuota”) scrive che “il suo improvviso rifiuto di ascoltare la Nona Sinfonia di Beethoven offerta per l’Anno della fede è il suggello di un inizio di pontificato difficile da decifrare. Il successo mediatico di cui gode ha un motivo e un costo: il suo silenzio sulle questioni politiche cruciali dell’aborto, dell’eutanasia, del matrimonio omosessuale”. Luigi Accattoli si sofferna su “Le metafore del papa” (Corriere). Gianni Di Santo sull’Unità scrive su “Chi resiste a Francesco”. Su Avvenire Marina Corradi (“Il compito di ogni giorno”) commenta le parole del papa alla diocesi di Roma: “un cristiano non rivoluzionario non è un cristiano”.

 

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