di Ernesto Preziosi in Newsletter di “Argomenti 2000” – febbraio 2012
Cari Amici, una situazione diversa fa da sfondo al quadro politico del Paese. Un effetto positivo, di fiducia, ha accompagnato i primi passi di un governo tecnico reso necessario dall’inconcludenza della politica: il rischio che nel suo percorso il governo finisca per alimentare quell’antipolitica che, con più di qualche fondamento , ha iniziato a serpeggiare per le nostre contrade esiste, ma esiste nella misura in cui i partiti non coglieranno neppure questa occasione. E per la verità non tutti si stanno comportando allo stesso modo e, forse, non è neppure un caso che la compagine dipietrista scivoli spesso e volentieri sulle posizioni e le proteste leghiste. La politica offre numerose prove ed è con queste che si misurano i soggetti in campo…
Alcuni temi prevalgono nel percorso governativo: la situazione economica e il difficile equilibrio da trovare fra lo stringere la cinghia e il creare premesse di sviluppo, senza abbandonare a se stesse intere categorie che sono sempre più a rischio di povertà.
Molti segnali ci dicono di un capitalismo ormai in crisi, incapace di controllare le dinamiche degenerate di una finanziarizzazione che ha allontanato sempre più l’economia dal prodotto e ha separato il capitalismo industriale da quello finanziario creando una crisi senza precedenti. Tra i possibili rimedi è evidente il ruolo che può avere per un verso la politica tornando ad avere la voce e la forza della sua funzione (ma come sarà possibile se, ad esempio nel nostro Paese, registriamo un continuo calo di interesse e di partecipazione che assurge a percentuali di poco meno della metà del corpo elettorale?); e, peraltro verso, dall’etica, dalla morale che, a sua volta, è chiamata a fare la sua parte. I cattolici in tal senso dovrebbero sentirsi chiamati, per un contributo di pensiero così come per una testimonianza coerente che non può mai essere disgiunta dall’approccio teorico.
Come non cogliere in proposito l’esempio di Giuseppe Toniolo che addirittura nel 1873, discuterà, nell’esame per la docenza universitaria una tesi dal titolo Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche?
Accanto a questo scenario muove i suoi primi passi l’auspicabile cammino di confronto sulle riforme del sistema elettorale e più in generale di aspetti delle istituzioni.
Due strade su cui stiamo vedendo atteggiamenti di responsabilità e comprensibili timori del prezzo elettorale che l’appoggio ad alcune scelte può comportare. Giusta preoccupazione che spiega quello che può essere considerato il salvacondotto rispetto il raggiungimento della fine della legislatura: nessuno può rischiare tra coloro che sostengono il governo,di arrivare al voto prima che si siano visti almeno alcuni effetti positivi dei sacrifici richiesti.
Ma il voto ci sarà e la domanda è: come si riorganizzeranno questi traballanti contenitori di proposte e poco credibili formatori di consenso che sono i partiti ?
In questi vent’anni di lunga e inconcludente transizione i partiti hanno provato a ridefinirsi, svincolandosi dalle formule ottocentesche, cambiando i nomi novecenteschi e cercando di essere sempre più leggeri e simili più a movimenti che a partiti, ma i risultati hanno lasciato molto a desiderare e, se si toglie lo sciagurato e illusorio ricorso a figure di leadership più o meno di caratura, siamo a poco più del pugno di mosche.
In questo panorama sta un’altra questione che noi abbiamo sempre tenuta monitorata… il ruolo dei cattolici. Qui è accaduto che di fronte ad una secolarizzazione pesante che ha sospinto l’Italia fuori dalla situazione di cristianità in cui da secoli si trovava, tanti – in buona o cattiva fede difficile è a dirsi – si siano rivolti ad un rimedio che, alla prova dei fatti ha prodotto un risultato opposto.
Come è noto vi è stato un consistente settore del cattolicesimo che ha ritenuto inadatto e remissivo il cercare di animare una società che si andava frammentando e liquefacendo, ponendosi al suo interno come fermento nella pasta. Si è preferito il costruire una sorta di muro, di progetto alternativo, ma il risultato a tutt’oggi è quello di un ulteriore indebolimento della presenza cristiana.
La supplenza fatta da una componente ecclesiastica direttamente nell’ambito politico, con ruoli attivi o con il loro contrario, ha finito per indebolire proprio la presenza di una soggettività del laicato cattolico nella politica; la diaspora che si voleva evitare è stata alimentata e probabilmente resa definitiva: mi interessa poco in questo ragionamento stare a dire la mia sul fatto che fosse opportuno o meno contrastare la diaspora, mi preme di più sottolineare quella perniciosa eterogenesi dei fini che ha prodotto un ulteriore indebolimento della mediazione politica del cattolicesimo democratico e che volendo combattere la secolarizzazione con le stesse armi deve ora registrare un aumento della stessa che si diffonde anche nel “nostro stesso campo”, tutto avvolgendo, tutto fiaccando.
Come non ricordare a trent’anni di distanza la lucida analisi del documento della CEI su La Chiesa e le prospettive del Paese, come non apprezzare la testimonianza fedele alle istituzioni del cattolico Scalfaro, e come non raccogliere la testimonianza di quella bella figura di sacerdote che è stato Luisito Bianchi? Lo facciamo come sempre mettendo a disposizione alcuni testi, tra cui il bell’editoriale del gesuita padre Giacomo Costa su “Aggiornamenti sociali”.
Parole, pensieri, persone e testimonianze che danno fiducia e speranza accanto alla Parola che salva.
Speranza che ci serve in un cammino dove non solo le difficoltà interne ma a volte la stessa pesantezza dei compagni di viaggio (che fatica mettere insieme anche solo tre o quattro persone, due associazioni o gruppi!) rallenta il passo rispetto a obiettivi resi urgenti dalla situazione che viviamo.