Mi capita di andare spesso a Sacrofano. La parrocchia di San Biagio in questi giorni è chiusa. Ci sono passato più volte, nel pomeriggio, e l’ho trovata sempre chiusa. Davanti al portone d’ingresso è stata posta una bandiera tricolore e sopra c’è attaccato un foglio bianco con la scritta “Andrà tutto bene”. Il parroco lo conosco poco. E’ arrivato di recente. Ma dai programmi delle attività che stampa mensilmente mi pare un sacerdote abbastanza motivato e propositivo. Purtroppo il bel programma che aveva preparato per la quaresima è rimasto inattuato. Ma perché quella bandiera tricolore e quella scritta? E con la chiesa chiusa… Mi ha fatto un brutto effetto. E me lo fa ogni volta che ci passo davanti. In fondo, si potrebbe dire che mettere la bandiera italiana è segno di compartecipazione, e anche di laicità in un certo senso. In fondo, la frase “andrà tutto bene” è un segno di speranza. C’è anche davanti al portone d’ingresso a casa di miei conoscenti, sempre qui a Sacrofano. L’hanno scritta con i pennarelli due bambini, certo con l’aiuto della madre di cui conosco il tenace impegno educativo. Sì. Però il parroco e quei pochi laici che immagino lo aiutino non potevano trovare un segno “altro”? Una parola del vangelo, il versetto di un salmo… Com’è difficile, davvero, dire parole o fare gesti che non siano la ripetizione piatta di parole e gesti consunti ma che siano però espressivi, in qualche modo, della fede cristiana! Oggi sentivo alla radio, proprio tornando da Sacrofano, l’intervento alla Camera del deputato di Liberi e uguali, Fornaro, dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Conte sull’emergenza Coronavirus. Ad un certo punto sento che sta dicendo ai colleghi in aula che venerdì prossimo tutti i vescovi italiani si sarebbero recati, da soli, ciascuno al cimitero della propria diocesi per rivolgere una preghiera per tutte le persone rimaste vittime del virus. E lo ha riferito con tono commosso, aggiungendo soltanto che era un segno che “diceva” molto, e che non aveva bisogno di commenti. Ecco, quel deputato aveva colto che quello, sì, era un gesto espressivo, significativo.
Si comincia a dire, forse soprattutto dove non si è nella prima linea di combattimento contro il virus, che dopo questa circostanza sconvolgente nulla sarà come prima. Nell’economia, negli stili di vita, forse nella vita politica. E nella vita religiosa? Nelle nostre comunità ecclesiali? Riusciremo a ritrovare la “cosa” cristiana come una cosa seria, impegnativa, coinvolgente, che ci tocca nel cuore e nell’intelligenza, una cosa creativa? Senza presunzione, certo, con mitezza, con umiltà, a fianco a fianco con tutti, ma nella ricerca viva di quel che lo Spirito ci dice…