5 Novembre 2012
by Vittorio Sammarco
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5 Novembre 2012
Prende spunto dall’anno della fede, ma esprime un’ansia laicale non priva di disagio sulla presenza e l’annuncio della Chiesa nell’oggi del mondo. E’ una riflessione non di circostanza e d’interesse tutt’altro che locale, indirizzata in forma di lettera aperta – garbata ma esigente – a mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e vicepresidente della Cei. L’ha scritta il prof. Gianfranco Maddoli, studioso di storia antica e negli anni scorsi sindaco ulivista di Perugia e assessore alla cultura della Regione Umbria.
Caro fratello Arcivescovo,
rivolgo a te questa mia lettera aperta all’inizio dell’“anno della fede” affinché tu, che hai particolari, delicate e sempre maggiori responsabilità nella Chiesa, ne colga spunti per la tua riflessione pastorale e, ove tu la riconosca ispirata da sincero desiderio di una efficace evangelizzazione nel tempo che stiamo vivendo, te ne faccia interprete.
La mia esperienza cristiana nella Chiesa cattolica ha attraversato gran parte del secolo scorso a partire da una sana educazione tradizionale in un clima religioso generale che non potrei certo definire nel suo complesso liberante, all’interno del quale la mia fede venne salvata grazie a un’Azione Cattolica giovanile che mi offrì la testimonianza di sacerdoti e di laici aperti che preparavano, per chi fosse attento e sensibile, fermenti per il futuro. All’università e negli anni immediatamente successivi respirai la novità del Concilio e la vissi soprattutto nell’ambiente fiorentino, sollecitato da figure di laici e di religiosi quali La Pira, padre Turoldo e soprattutto padre Balducci che anche tu, da fiorentino e coetaneo, hai ben presenti,
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