27 Ottobre 2012
by Vittorio Sammarco
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27 Ottobre 2012
Qualsiasi competizione elettorale, se esaspera il confronto, porta inevitabilmente strascichi negativi. È nelle cose. Le primarie del centro sinistra, se il confronto si esaspera, rischiano di avere conseguenze che potrebbero ripercuotersi nel futuro governo del Paese. E ciò non va bene. Non è una questione di stile, di toni o di parole usate in maniera inopportuna. Ma di sostanza.
Quando il 25 novembre gli elettori del centro sinistra saranno chiamati a votare, risponderanno ad una domanda che può essere letta in due modi. Nel primo modo, la domanda suona così: chi pensate sia il leader più capace di guidare un governo basato su programmi e uomini concordati e approvati nell’ambito della coalizione? Letta invece nel secondo modo, suona così: chi pensate sia il leader più capace di imporre le proprie scelte di programma e di uomini a quella che sarà poi la coalizione di governo? Due prospettive opposte: l’una indica il punto di partenza, l’altra il punto d’arrivo. Due modi diversi di concepire la democrazia in atto. Due modi diversi di intendere il meccanismo delle primarie. E non si tratta di dettagli sulle regole, aperte o chiuse, col primo o col secondo turno, ma dell’idea politica che le sostiene.
A mio avviso Renzi, interprete del secondo approccio, è come se dicesse: con me si fa come dico io, fuori tutti i vecchi, i temi sono questi e andiamo avanti.
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