Per Romano Prodi è l’ora di “Unire le forze senza ambiguità per difenderci” (Messaggero) e si devono prendere le distanze dai paesi fiancheggiatori del salafismo terrorista. Anche Maurizio Molinari su la Stampa parla di “Una nuova coalizione per sconfiggere il terrore”. Biagio De Giovanni dice che l’Europa ha perduto la sua coscienza e che si deve avere “Il coraggio di dire che siamo in guerra” (Mattino). Adriano Sofri, che già da anni chiede che si intervenga in Siria, scrive che “Il nostro realismo imbecille è il bilancio dell’ennesima mattina dopo” (Il Foglio). Anche Antonio Polito sul Corriere è per una serie di iniziative tra cui l’uso della forza contro l’Isis (“Le colpe di governi indecisi”). E Alberto Negri sul Sole 24 ore parla di “Fallimento della politica”. Ma, scrive Marcello Sorgi su La Stampa, di fatto “La guerra divide i leader”. Per il sociologo Felice Dassetto, su Oasis, c’è la “Difficoltà a capire che siamo in una nuova fase di emergenza”. Viceversa Marco Tarquinio su Avvenire sostiene che la risposta deve essere una più autentica integrazione e una coraggiosa politica dell’accoglienza: questo è “Ciò che noi possiamo fare”. Anche Alberto Melloni vede in una iniziativa di riconoscimento giuridico dell’Islam in Italia e dunque di una sua responsabilizzazione “Un antidoto alla paura” (Corriere della Sera). Marek Halter su Repubblica afferma che i musulmani europei debbono aiutare l’Europa a difendersi (“Il dilemma della convivenza”). Per l’arcivescovo cattolico siriano Jacques Behnan Hindo “Per le stragi in Belgio ci sono anche colpe dell’Europa” (Radio Vaticana).
23 Marzo 2016
by Vittorio Sammarco
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