“Solo un cieco può negare che nella chiesa ci sia grande confusione”, così aveva detto, due settimane fa, al Foglio il card. Carlo Caffarra , uno dei quattro cardinali autori di una lettera in cui si poneva in questione la dottrina espressa da papa Francesco nella Amoris laetitia. Giorni fa Andrea Grillo, sul suo blog, scrive: “I dubbi espressi da Mons. Caffarra contro AL sono in realtà la fine di un mondo. Forse la fine di un incubo. Sicuramente la fine di un delirio” (“Una teologia intollerante e sorprendentemente semplificatrice. La radice della insofferenza verso Amoris laetitia”). Su Il Foglio interviene poi Luca Diotallevi osservando che è il discernimento e non la deduzione il metodo del pensiero teologico, ma mostrando un certo fastidio verso i fan di papa Francesco e anche la delusione verso alcuni suoi testi (“E’ vero, la dottrina non basta, ma anche il bergoglismo serve a poco”). Ancora Andrea Grillo, il 29 gennaio, interviene sul suo blog con una riflessione che, pur concordando con Diotallevi, evidenzia la stretta continuità dello stile di pensiero di papa Francesco con il Vaticano II: “Un magistero capace di autocritica: dallo ‘stand by’ al ‘play’”. Sul Sole 24 Ore Bruno Forte spiega perché il pensiero teologico di papa Francesco non sia per nulla ‘relativista’: “Quando la speranza è alimentata dal vangelo”.
30 Gennaio 2017
by Giampiero Forcesi
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