10 Marzo 2018
by Giampiero Forcesi
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10 Marzo 2018
In un’intervista al Corriere della Sera (“Su migranti e valori la chiesa si faccia sentire”), mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti, osserva: “Mi chiedo se non sia da avviare una riflessione nella chiesa italiana su una terza via possibile fra il vecchio collateralismo, ormai inaccettabile, e il rischio di irrilevanza”. Sul Foglio Adriano Sofri inizia un demoralizzato commento al voto (“Spiaggiato, dopo le elezioni”), scrivendo: “La disfatta della sinistra coincide con quella del cattolicesimo democratico, già componente essenziale del progetto del Partito democratico. Ma c’è qualcosa di più, per la coincidenza col papato di Francesco. Sconfitto anche lui, dopo una campagna invasa dallo spettro dell’immigrazione”. Il de profundis per il cattolicesimo democratico lo declama con più forza Piergiorgio Cattani sul quotidiano Trentino nel suo editoriale “Partito democratico: Game over”: “Questo mondo non esiste più, non incide più. Renzi, ma anche Franceschini o Rosy Bindi, e qui da noi Dellai come i rappresentanti del PD trentino, sono gli epigoni di un tempo che fu. La loro stagione si è conclusa. Non tanto per colpa loro, ma per fattori più grandi di loro”. Ancora sul Foglio, Matteo Matzuzzi, riferendo alcuni pareri anche di Leonardo Becchetti (“Alla prova dei fatti”, Avvenire)e il gesuita Francesco Occhetta, scrive un pezzo intitolato: “La chiesa dopo il voto e quell’alleanza tra Pd e M5s che non dispiace”. Sullo stesso quotidiano Maurizio Crippa scrive un commento che ha per titolo: “Ipotesi sulla nuova questione cattolica. Il problema non è se Di Maio è la nuova Dc, ma che per molti elettori Salvini è il nuovo De Gasperi”. Non pare spaventato dall’esito del voto mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, che, intervistato da La Stampa dichiara: “Sui migranti la politica è stata troppo fragile e ha alimentato la paura”.
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