Lo scorso 30 novembre si è tenuto a Milano, nel salone delle Acli, un incontro di “cattolici democratici milanesi”, in cui si è discusso un documento lungamente preparato “per un comune impegno politico culturale”. L’incontro è stato aperto da un‘introduzione di Sandro Antoniazzi. Giovanni Bianchi ha tenuto la relazione di base, che qui di seguito pubblichiamo integralmente. Fabio Pizzul ha proposto un sintetico schema sui temi dell’impegno politico in Lombardia.
Presentare l’iniziativa di un gruppo di cattolici democratici (che a lungo l’hanno preparata nelle catacombe milanesi) obbliga a legittimarla nella fase politica che stiamo attraversando, a situarla sul territorio, a rivendicarne l’utilità. La strada è quella che della politica cerca di recuperare l’autorevolezza e la credibilità piuttosto che le residue illusioni di primato e di potenza. Per l’italiano medio infatti, preso nella tenaglia del disincanto e del ribellismo, la politica, pur continuando ad apparirgli tradizionalmente una “cosa sporca”, si è trasformata in maniera ancora più pericolosa in un “cosa inutile”. Utile invece agli interessi di una casta che pur di perpetuarsi come ceto politico ha rinunciato ad essere classe dirigente.
Dunque, una politica chiamata a riscoprire le proprie ragioni e a ritornare tra la gente. Capace di ricominciare senza dimenticare la propria vocazione pedagogica. Vocazione che viene prima del suo articolarsi in visioni del mondo e correnti di pensiero. Una vocazione che non è andata smarrita nella tradizione del cattolicesimo democratico e nelle sue superstiti manifestazioni. Quelle manifestazioni che, benché residuali, consentono di pensare un futuro senza dimenticare gli ultimi disperati tentativi di ricominciare la storia del popolarismo in Italia.