Uno dei protagonisti della scena politica del secondo Ottocento ha una volta affermato, in relazione alla Francia della II Repubblica, che “la democrazia ha freddo e fame”. Sembra che, pur in un contesto profondamente mutato, quelle parole si attaglino perfettamente all’Italia di oggi: il “freddo” fa riferimento al difficile cammino dei fondamentali diritti (primo fra tutti quello al lavoro), la “fame” è quella provocata da una profonda crisi della nostra economia.
Il problema che sta oggi di fronte alla democrazia italiana – come per certi aspetti, d’altra parte, avvenne all’indomani della prima guerra mondiale – è quello di soddisfare nello stesso tempo l’uno e l’altro bisogno, senza in nessun modo indurre ad operare una scelta tra “diritti” e “bisogni”.