9 Agosto 2013
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Riforma della giustizia (e condanna di Berlusconi)

9 Agosto 2013

Il 7 agosto l’Unità pubblica un limpido articolo di Marco Olivetti (“La riforma della giustizia”) in cui l’autore cerca di affrontare il tema in termini non ideologici, e con riferimento all’invito di Napolitano del 2 agosto. Il 6 agosto Angelo Panebianco aveva scritto un articolo sullo stesso tema (“La riforma più difficile”) in cui, come Olivetti, aveva sostenuto che c’è squilibrio tra il potere della magistratura (più forte) e quello della politica (più debole) e che la strada maestra è rafforzare la credibilità e l’autorevolezza della politica, ma aveva sottolineato maggiormente i guasti di questo squilibrio e aveva proposto qualche correttivo specifico (a Panebianco risponde Michele Vietti, con una lettera al Corriere). Il tema è ripreso anche da F. P. Casavola il 7 agosto sul Mattino, ma in termini meno problematici (“La giustizia che il Paese attende”). Un commento di natura più etico-sociale è quello di Cesare Trebeschi nell’edizione bresciana del Corriere della Sera del 6 (“Un dispositivo improprio”). Sul Foglio dell’8 agosto un editoriale non firmato, probabilmente di Giuliano Ferrara, (“Quel che Mauro dimentica/1”) alza la polemica e critica un precedente editoriale del direttore di Repubblica in tema di rapporti tra politica e magistratura rifacendosi all’art. 68 del testo costituzionale del ’47, che prevedeva l’immunità parlamentare. Il 9 agosto esce un articolo sull’Unità del responsabile giustizia del Pd, Danilo Leva (“La riforma della giustizia che serve al Paese”) che però scantona il problema.  Sul Corriere torna sul tema, da posizione “terzista2 ma non irragionevole, Giovanni Balardelli (“Una replica troppo lunga“).

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2 Agosto 2013
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DOPO LA CONDANNA DI BERLUSCONI. IL GOVERNO CADRA’? PER COLPA (O PER MERITO) DI CHI?

2 Agosto 2013

Dopo la sentenza della Cassazione che ha condannato Berlusconi, il presidente Giorgio Napolitano ha emesso un comunicato in cui richiama i partiti al rispetto della sentenza e all’impegno a sviluppare ora un clima favorevole alle riforme istituzionali, tra cui quella della giustizia. L’editoriale di Ezio Mauro su Repubblica (“Le conseguenze della verità”) va in direzione opposta: “Non è la destra – scrive – che deve decidere se può restare al governo dopo questa sentenza. E’ la sinistra. Perché la pronuncia della Cassazione non è politica: ma il quadro che rivela è politicamente devastante. Per questo chi pensa di ignorarlo per sopravvivere avrà una vita breve, e senz’anima”. Antonio Polito, nell’editoriale del Corriere (“Siate seri, tutti”), è invece d’accordo con la linea di Napolitano e scrive che chi propone che sia il Pd ad aprire la crisi “avrebbe il dovere di spiegare a chi e a che cosa servirebbe una crisi di governo”. Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, parla di “lucido realismo” di Napolitano (“Prima l’Italia”). Per Stefano Folli, sul Sole 24Ore, il videomessaggio di Berlusconi dimostra che il leader Pdl vuole evitare le avventure, ma il rischio maggiore è che sia il Pd a soccombere sotto il peso delle sue contraddizioni e a rinunciare alle larghe intese (“Il sasso che rotola  a valle”). Giudizio simile nel commento di Marcello Sorgi su La Stampa (“La sua stagione ora si è chiusa”). L’editoriale di Claudio Sardo, direttore dell’Unità (“La fine di un’epoca”), resta in mezzo al guado, ma definisce “avventurista” chi “nel Pd pensa di utilizzare strumentalmente la sentenza per destabilizzare Letta”. Per Piero Alberto Capotosti è stato un errore la forte drammatizzazione della vicenda Mediaset e della relativa sentenza della cassazione, perché si è visto il pericolo che tanto la magistratura quanto la politica perdano la propria autonomia; egli propone di reintrodurre la prerogativa parlamentare dell’autorizzazione a procedere,  che era nella Costituzione e che fu abrogata nel 1993 (“Politica-giudici, doppia sconfitta”, Il Messaggero).

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24 Luglio 2013
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POLEMICHE A SINISTRA INTORNO AL GOVERNO. E FRANCO MONACO SPIEGA CHE VUOLE UN CONGRESSO DI VERA RIFONDAZIONE

24 Luglio 2013

Napolitano replica a Bertinotti, che l’aveva ammonito di non poter blindare il governo Letta (“Le elezioni anticipate, una patologia italiana”, Corriere). La senatrice Pd Francesca Puglisi replica allo psicanalista Massimo Recalcati, che aveva parlato di una pacificazione Pd-Pdl contro natura (“90 giorni di governo. Questi sono i risultati”, l’Unità). Barbara Spinelli su Repubblica scrive: “Se la stabilità si trasforma in idolatria”. Franco Monaco spiega la sua posizione: “Congresso, perché le regole non vanno cambiate”, Europa). Fabio Martini su La Stampa illustra “La road map del premier”. Ezio Mauro firma un breve editoriale su Repubblica: “La vera riforma è abolire il porcellum”. Sulla questione dell’omofobia Eugenia Roccella dice su Avvenire che “Il giudizio sulla legge resta negativo”; Delia Vaccarello, sull’Unità, scrive che “Tra odio e amore è venuto il tempo del rispetto”. Roberto Saviano lancia un allarme sulla legge di riforma sul voto di scambio (“Proteggere la democrazia”, Repubblica).

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3 Giugno 2013
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Si accende ancora di più il confronto sul semipresidenzialismo

3 Giugno 2013

Al 30righe di Filippo Pizzolato sul nostro sito risponde su landino.it Stefano Ceccanti (“Bersaglio fuori centro. Una risposta a c3dem sul semipresidenzialismo”); Ceccanti è anche intervistato dal Mattino (“Voto diretto e doppio turno, il solo accordo possibile”). Fabio Martini su La Stampa titola: “Dietro lo spiraglio sull’elezione diretta il ritorno di Prodi”. Nel Pd è quasi scontro: “Democratici, il ‘fronte del no’ prepara la battaglia in direzione. Letta: non forzo sui contenuti” (M. Guerzoni, Corriere della Sera). Vendola, intervistato  da Repubblica è categorico: “Ormai il centro-sinistra è allo sbando. Berlusconi seppellirà la Costituzione”. L’opinione di Gaetano Quagliariello è su La Stampa: “Accelerare la ‘vera’ riforma elettorale”. Napolitano (di cui ieri Scalfari anticipava la contrarietà all’elezione diretta), secondo Marco Conti, ha dei dubbi: “Elezione diretta: i dubbi del Quirinale” (Messaggero). Sull’Unità Michele Prospero replica a Antonio Polito: “Polito confonde il doppio turno con il semipresidenzialismo”. Ezio Mauro su Repubblica: “Nessuna scorciatoia”.  Cronaca dell’incontro a Bologna di Libertà e Giustizia: “Bologna, il no della piazza. Costituzione da salvare”. Giovanni Sartori scrive al Corriere e precisa: “Le due varianti che occorrono al sistema francese”. E Giovanni Belardinelli, sempre sul Corriere, afferma: “Elezione diretta, una scelta inevitabile”. Infine, l’Unità ripubblica un estratto del testo dei 4 saggi sul tema e titola: “Il sistema parlamentare è migliore”.

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30 Aprile 2013
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Il quotidiano “la Repubblica” teme “una grande omologazione nazionale”

30 Aprile 2013

All’indomani del discorso di Enrico Letta (qui) la Repubblica discute l’impatto della “grande alleanza” Pd-Pdl sulla società e la storia italiana. Ezio Mauro (“Il bene del Paese”) teme quella che giudica “una grande omologazione nazionale, dove si scopre che destra e sinistra sono uguali”. Mauro attacca quanti (il Pdl, il Corriere della Sera?) vogliono trasformare “un governo di necessità in un’opportunità culturale per rimodellare la vicenda storica di questi anni”, e critica il piegarsi del Pd ad un “principio di realtà” (l’emergenza nazionale) che non fa i conti con le “culture di riferimento” e gli “ideali diversi”, e che si configura come “un’iper-realtà di comodo”. Il vero principio di realtà, scrive, consiste nel preservare “le identità distinte di destra e sinistra”. Sempre su Repubblica Michele Serra si sofferma su “La scomparsa dei post-comunisti

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23 Aprile 2013
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I commenti al discorso di Napolitano

23 Aprile 2013

Il discorso di Napolitano è da più parti definito storico (e facciamoci una ragione che sia piaciuto molto anche a Berlusconi). Per Sergio Fabbrini, sul Sole 24Ore, è “Il ritorno della ‘grande politica’”. Per Giovanni Sabbatucci su Il Messaggero è “L’ultima arma contro il caos”. Stefano Folli, ancora sul Sole, vi scorge i tratti salienti de “La Repubblica del Presidente”. Ezio Mauro, con un editoriale sulla Repubblica, lo apprezza e però annota quali sono “I limiti dell’emergenza”: cioè il Pd non potrà accettare intese che i suoi elettori aborriscono. Stanganelli sul Messaggero ricorda però che “Intese e alleanze non sono un orrore”. Ma Geremicca su La Stampa dice de “L’inesorabilità della divisione del vecchio partitone”, il Pd. Per Ferrara su Il Foglio “La mascherata è finita”.

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20 Aprile 2013
by Vittorio Sammarco
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Due editoriali

20 Aprile 2013

Interessante l’editoriale di Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera: “La Repubblica è sospesa nel vuoto”. Non solo e non tanto per l’apprezzamento per i dalemiani, la vecchia guardia ex-pci del Pd: “quelli ‘davano la linea’, non se la facevano dare” (dalla piazza), ma per questa considerazione: “il presidente della Repubblica può essere il frutto di una scelta partigiana (guelfi contro ghibellini, blu contro bianchi, eccetera) solo se egli prevale in una competizione aperta i cui arbitri siano gli elettori”. Taglio diverso nel breve editoriale del direttore di Repubblica, Ezio Mauro (“Dopo il naufragio”), il quale così si rivolge agli elettori del Pd: “propongano un  nome fuori dalla nomenklatura esausta del partito, scegliendo uomini che siano un segno dell’indispensabile rifondazione della sinistra”. Ma è realistico pensare che il Pd possa scegliere un candidato che, insieme, risolva la questione del Quirinale e rifondi la sinistra? Non è un po’ troppo?

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