4 Febbraio 2013
by Vittorio Sammarco
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Critica al nuovismo di Mario Monti

4 Febbraio 2013

Su l’Unità, il senatore del Pd Franco Monaco interviene sulla metamorfosi del presidente Monti. In particolare, Monaco si sofferma sulla sua “leggerezza” e il suo “nuovismo”. E ha un rimprovero anche per Andrea Riccardi, che, al fianco di Monti a Napoli, non ha trovato da ridire sull’infelice battuta di Monti sul Pd nato nel 1921. Monaco rivendica la novità solida, e non effimera, del Pd nato cinque anni fa dopo molti travagli (“Critica al ‘nuovismo’ di cui si vanta Monti”).

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29 Gennaio 2013
by Vittorio Sammarco
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FRANCO MONACO: “CARO DE RITA, I CATTOLICI NON SONO CONTRO LO STATO”

29 Gennaio 2013

“Spero non me ne voglia De Rita, ma la sua «sociologia creativa» dovrebbe avere l’umiltà di misurarsi con la storia e con la teologia, le quali rispettivamente suggeriscono la consapevolezza che non si danno le condizioni per la ricostituzione di un partito simil-Dc e che una tale soluzione sarebbe altresì in contrasto con distinzioni (tra religione e politica) che dovremmo avere assimilato”. E poi: “Un ben inteso primato della politica

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15 Gennaio 2013
by Vittorio Sammarco
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Cattolici: protagonisti o subalterni?

15 Gennaio 2013
di Franco Monaco

Questo articolo è uscito su  “Adista” – Notizie n. 2, con la data del 19 gennaio 2013. L’autore è senatore del Pd e membro dell’associazione “Città dell’uomo”

 

È curiosa la dinamica della comunicazione. Spesso accredita una rappresentazione che si discosta dalla oggettività dei fatti e che, specie se reiterata, sedimenta luoghi comuni e semplifica a dismisura i giudizi. È il caso della tesi secondo la quale staremmo assistendo a un nuovo protagonismo politico dei cattolici dopo un tempo contrassegnato dalla loro marginalità. Chiedo scusa per l’approccio didascalico, ma merita isolare gli elementi di cui, letteralmente, si compone tale assunto.

Quale il tempo segnato dalla presunta marginalità politica dei cattolici? Secondo una facile vulgata, dopo la Dc e i suoi epigoni. Già a questo riguardo, si potrebbe introdurre un interrogativo. La Dc fu cosa grande e complessa. Alle origini, effettivamente, il suo gruppo dirigente, in larga misura, aveva alle spalle un’attiva militanza cattolica. Col tempo e il succedersi delle generazioni quella matrice si stemperò. Nel bene e nel male il personale politico Dc si professionalizzò e si laicizzò. E comunque, al di là dei singoli profili biografici, la effettiva qualità cristiana della sua ispirazione e della sua azione fu assai discontinua. A volte più evidente, a volte decisamente appannata. In breve: all’egemonia politica Dc non di necessità e sempre corrispose una vitale “significanza” cristiana.

Dopo la Dc, cattolici politicamente marginali? Ne siamo sicuri?

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8 Gennaio 2013
by Vittorio Sammarco
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Il posto (meditazione per il nuovo anno)

8 Gennaio 2013
di Giovanni Bianchi

 Questo contributo è stato scritto per i cattolici democratici milanesi, delle cui iniziative c3dem ha dato notizia di recente. Bianchi mette a fuoco una serie di questioni attuali per l’impegno dei cattolici democratici

 

Il posto (1961) è il titolo del secondo film di Ermanno Olmi. Un ragazzo di Meda, un paese della Brianza alla periferia di Milano, viene nella metropoli da una cascina dove non si lavora più la terra per sostenere una serie di esami in vista di un posto fisso di lavoro impiegatizio: per guadagnarsi la vita, metter su famiglia, avere un ruolo nella società e contribuire a svilupparla. Ce la farà, e le difficoltà e le ingenuità, il candore messi in rilievo dalla regia danno conto di una stagione della nostra storia che ha prodotto il boom economico, il boom delle nascite, e che avvertiamo oggi con una qualche pena da troppo tempo alle nostre spalle.

Ben altra, molto più difficoltosa e non di rado inutile la corsa al posto delle nuove generazioni. Per questo la “tirchieria mentale” (l’espressione fulminante è di Beniamino Andreatta) con la quale il ceto politico gestisce le proprie posizioni di potere risulta chiaramente indigeribile a milioni di italiani cui lo stipendio non basta per arrivare a fine mese, quando uno stipendio c’è. Là, in alto, invece un allegro sperpero di danaro pubblico. E anche le istituzioni che dovevano consentire una democrazia più prossima al popolo, come le Regioni, non fanno eccezione. Soldi pubblici per feste in maschera ai bordi di piscine notturne. Soldi per cene sontuose. Soldi perfino per le cartucce di un fucile da caccia. La protervia di Trimalcione tradotto in fretta e malamente nell’inglese dei cartoons come un Batman di quarta segata. Qui troviamo una delle molle della cosiddetta antipolitica come risposta alla sciatta ruberia della politica politicante.

Ma è così difficile prendere le misure e le distanze dal potere politico?

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4 Gennaio 2013
by Vittorio Sammarco
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La Chiesa è in campo ma i pastori sono tanti

4 Gennaio 2013
di Franco Monaco

Riportiamo l’intervento uscito il 4 gennaio 2013 su “Europa”, in risposta ad un commento di Federico Orlando ad un suo precedente articolo, pubblicato sempre su Europa (e qui su c3dem)

 Caro Federico Orlando, permetti solo tre chiose alla tua nota simpaticamente pungente che mi chiama amichevolmente in causa e che verte sulle ingerenze ecclesiastiche nella contesa politica e, segnatamente, a sostegno dell’iniziativa di Monti. Innanzitutto rispondo al tuo quesito: la tua è di sicuro una nota informativa, non di colore e che evoca una questione serissima. Riferisce un episodio che conferma tali indebite ingerenze e ci fornisce anche qualche dettaglio che semmai le arricchisce di una certa ineleganza. In secondo luogo, mi dai modo di precisare il senso della mia sottolineatura circa le gerarchie specificamente “romane”. Non mi sfugge la circostanza che il loro attivismo trovi poi riscontri e proiezioni in giro per l’Italia. Non vi è in me nessuna intenzione minimizzante. Piuttosto l’impressione – e anche qualche cosa di più, grazie a qualche informazione di cui dispongo a mia volta – è che molti preti e vescovi non si riconoscano in quella visione e non si prestino a quelle pratiche. Che chiamo romane, sia per ragioni geografiche sia per ragioni culturali e simboliche che tra loro si richiamano: alludo alla contiguità, fisica e non solo, tra il potere religioso (?!) e il potere politico. Che le cose non vadano così dappertutto spero non sia solo una percezione condizionata

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3 Gennaio 2013
by Vittorio Sammarco
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Pd e Monti. Chiesa, cattolici e partiti. Interventi di Franco Monaco, Castagnetti, mons. Fisichella, Cl. e un po’ di cronache

3 Gennaio 2013

I cedimenti di Monti al populismo delle destre” è il titolo di un intervento di Franco Monaco su l’Unità del 3 gennaio 2013. Monaco critica la pretesa montiana di sostituire alla polarità destra-sinistra quella tra conservazione e innovazione. Pierluigi Castagnetti, in un’intervista ad Europa, guarda con preoccupazione il “ridimensionamento, nella rappresentanza parlamentare del Pd, della componente ex-popolare determinata dalle primarie” (“Cattolici sconfitti alle primarie”). Mons. Rino Fisichella, in

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29 Dicembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Le nostalgie democristiane delle gerarchie romane

29 Dicembre 2012
di Franco Monaco

Riproduciamo, in questo spazio più “interno” all’area della rete c3dem, l’articolo pubblicato il 29 dicembre 2012 su “Europa”, quasi a continuazione di un altro articolo uscito lo stesso giorno su “l’Unità” e anch’esso riprodotto nel nostro sito. L’autore è senatore del Pd e redattore della rivista “Appunti di cultura e politica”, pubblicata a cura dell’Associazione “Città dell’uomo”

 

Ci si interroga sul sostegno aperto delle gerarchie romane (sottolineo: romane) all’iniziativa politica di Monti. Una relativa novità. Nei lunghi anni che ci separano dal 1995 – anno spartiacque, coinciso con il grande convegno ecclesiale di Palermo – grosso modo il tempo dominato dalla figura controversa di Berlusconi, i vertici ecclesiastici hanno seguito un doppio binario: l’enunciazione della legittimità del pluralismo politico tra i cattolici italiani e il malcelato, pratico sostegno al centrodestra. Più esattamente: la diffidenza e persino l’ostilità verso l’Ulivo e il centrosinistra. Ne sa qualcosa Romano Prodi, che ne fu ferito anche sul piano personale. A lui non si perdonavano due cose: l’esercizio pratico dell’autonomia laicale e politica (da “cattolico adulto”, una bella formula legata al Concilio, la meta stessa della educazione cristiana dentro la modernità secolare, che fu significativamente bollata come espressione presuntuosa e polemica) e l’avere egli patrocinato e capeggiato uno schieramento di centrosinistra, l’Ulivo. Ulivo che per un verso sanciva l’agognato approdo a una democrazia sanamente competitiva e dell’alternanza dopo mezzo secolo di democrazia bloccata, per altro verso faceva segnare il carattere irreversibile dell’approdo al pluralismo politico tra i cattolici e l’esaurimento dello schema unitario. Prima nella Dc e poi nei suoi più esili epigoni, quali il Partito popolare di Martinazzoli.

Ora sembra che si vogliano sospingere indietro le lancette dell’orologio,

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29 Dicembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Monti-Pd, competition is competition

29 Dicembre 2012
di Franco Monaco

Riproduciamo, in questo spazio più “interno” all’area della rete c3dem, l’articolo pubblicato il 29 su “l’Unità”. L’autore, oltre che senatore del Pd, è redattore della rivista “Appunti di cultura e politica”, pubblicata a cura dell’Associazione “Città dell’uomo”

 Sembra proprio che Monti abbia varcato il Rubicone. Al netto di un certo sussiego con il quale egli teatralizza un metodo virtuoso – quello per il quale la sua sarebbe un’«agenda per un impegno comune», messa a disposizione erga omnes, che precede e trascende gli schieramenti -Monti si propone di guidare un’aggregazione di centro. Un’area allo stato povera di consensi ma affollata di sigle e di personalità che, non ce ne voglia il professore, sottoscriverebbero qualsiasi agenda pur di vivere o sopravvivere politicamente. A queste si va aggiungendo un manipolo di emigrati da Pdl e Pd in cerca di rifugio – si è parlato di una zattera per naufraghi – e qualche caso più eclatante di smodato e un po’ disinvolto protagonismo. Alludo per esempio a Ichino.

Una campagna acquisti che, in verità, non ha sortito grandi risultati ma che comunque non giova al fair play dentro una competizione che vorremmo civile. Non mi sfuggono quattro circostanze che sconsigliano di alzare i toni della polemica con Monti: la consapevolezza che l’avversario sistemico comune sono i populismi di vario rito, a cominciare da Pdl e Lega; che i punti di contatto tra l’agenda Monti e l’agenda Bersani sono parecchi (Europa, reddito di cittadinanza, fisco, legalità, conflitto di interessi, giustizia, costi della politica); che prevedibilmente, dopo il voto, si porrà il problema di forme di collaborazione, per altro contemplate da quella che è da gran tempo la linea di Bersani di un asse tra progressisti e moderati mirato a un’opera ricostruttiva che impegni la prossima legislatura; infine, che è buona cosa per la democrazia italiana che si pongano le basi per lo sviluppo di un centrodestra liberale, democratico ed europeo, dopo i lunghi anni del forzaleghismo.

Ciò detto,

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19 Dicembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Benigni, la Costituzione e i principi della Casa comune

19 Dicembre 2012
di Franco Monaco

Riprendiamo l’articolo, apparso su Jesus di dicembre, scritto quando Roberto Benigni, alcune settimane fa, ha annunciato il suo show sulla Costituzione italiana (“La più bella del mondo”), andato poi in onda la sera del 17 dicembre

In una sua irruzione al TgUno delle 20, Benigni si è espresso così: «La Costituzione della Repubblica italiana è un libro straordinario, molto conosciuta da tutti e anche da alcuni politici (?!). Io che ho studiato il cielo dantesco dico che qui siamo nel cielo degli uomini, in uno dei punti più alti mai raggiunti. E ora che ci stiamo sperdendo dobbiamo cercare la strada, illuminando la via con i suoi dodici principi fondamentali. Questi principi sono belli e vivi, semplici da seguire, una delle più belle Costituzioni del mondo, viva come la cupola del Brunelleschi».

Sono convinto che si possa fare affidamento sul genio di Roberto Benigni nel fare conoscere e apprezzare agli italiani la nostra Costituzione. La più bella del mondo, come titola il programma tv da lui annunciato in quella circostanza. Così come gli è riuscita egregiamente la difficile impresa di illustrare e commentare da par suo, al grande pubblico, compreso quello meno erudito, la Divina Commedia. Benigni è la persona, l’artista più adatto. È uomo colto, dispone di una efficacia comunicativa senza eguali, sa divertire e, insieme, stimolare a riflettere e persino commuovere, evocando quel senso dell’universale umano che fa vibrare le corde profonde dell’animo di tutti e di ciascuno. Ve n’è un disperato bisogno nel tempo del disincanto, dell’accidia, del cinismo.

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16 Dicembre 2012
by Vittorio Sammarco
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Scola e la laicità dello stato

16 Dicembre 2012
di Franco Monaco

Merita di essere letto e approfondito il discorso alla città pronunciato dal cardinale Angelo Scola in occasione della festività di Sant’Ambrogio centrato sul rapporto tra libertà religiosa e laicità dello Stato. Procedo schematicamente con qualche rilievo.

1.         Scola si situa utilmente lungo una linea di riflessione, che non è di oggi, tesa a rilevare i limiti della concezione della laicità dello Stato di stampo illuministico di tradizione francese, una sorta di religione repubblicana, in verità in via di superamento anche oltre le Alpi, per accedere a una concezione della laicità cosiddetta positiva o dell’incontro che riconosce e valorizza il contributo delle confessioni religiose alla qualità etica della vita civile.

2.         Sotto questo profilo, si può sostenere che, se lo Stato ha da essere laico, laica non è però la società, in quanto abitata da una pluralità di formazioni sociali, culturali e religiose. Non un vuoto, ma una molteplicità di soggetti della cui libertà lo Stato si fa garante.

3.         Scola confuta l’idea della neutralità dello Stato rispetto alle confessioni religiose. Non mi è chiara la motivazione. Personalmente sosterrei piuttosto l’incompetenza dello Stato in tema di verità religiosa (come della verità scientifica, artistica, ecc.).

4.         La cura che lo Stato deve avere per la religione, come afferma la “Dignitatis Humanae”,   altro non è che la cura per la libertà religiosa (naturalmente in senso pieno, compresa la sua proiezione pubblica), cioè per le condizioni giuridiche e sociali necessarie al suo esercizio. Naturalmente entro il limite dell’ordine pubblico.

5.         Non mi convince la tesi secondo la quale lo Stato italiano indulgerebbe a una visione secolarista delle

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