Martedì 19 luglio Paolo Mieli aveva scritto un editoriale sul Corriere della Sera (“Quel silenzio sul golpe”) rimproverando ai governi occidentali di non aver condannato subito il tentativo di golpe in Turchia in quanto perpetrato contro un governo eletto democraticamente. Anche nel caso che violi diritti civili e sociali, se però è stato eletto democraticamente, tale governo deve essere rispettato – ha scritto Mieli -; sarà poi il popolo al successivo turno elettorale a poter scegliere in modo da tutelare i diritti violati. Replica oggi, sempre sul Corriere, Sabino Cassese, con un editoriale nel quale sostiene che non basta parlare in nome del popolo perché ci sia democrazia, e che i governi nazionali non debbono rendere conto soltanto ai popoli che li hanno eletti, ma anche agli altri popoli e ai governi che li rappresentano: “Solo una concezione errata della democrazia – afferma Cassese – può far pensare che, se un popolo vuole instaurare una dittatura, la comunità internazionale deve assistere in silenzio” (“Erdogan, il consenso e il rispetto dei diritti”). Sul tema anche Nadia Urbinati, “La democrazia dispotica” (Repubblica); Giorgio Ferrari, “E’ l’addio all’Occidente” (Avvenire); Alberto Negri, “L’imbarazzo che ci rende complici delle dittature” (Sole 24 Ore).
21 Luglio 2016
by Vittorio Sammarco
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