Dopo l’avviso di Ilvo Diamanti (“I 5 Stelle sorpassano il Pd, Di Maio più popolare di Renzi”), Fabio Martini su La Stampa analizza, positivamente, i primi segni di cambiamento nella strategia di Renzi, che ora appare più attento ai concreti bisogni popolari: “Se Matteo rincorre i populisti”. Lo stesso fa Lina Palmerini sul Sole 24 ore: “Renzi e la nuova pelle del ceto medio”. Ne scrive anche Mauro Calise sul Mattino: “Il cambiamento di strategia”. E in un’intervista a La Stampa Piero Fassino dice: “Lascio una Torino in piedi, il populismo si batte con nuove idee”. E sull’Avvenire Leonardo Becchetti vede con favore l’evoluzione dei 5 Stelle e scrive: “Benedetta concorrenza”. Ma il dibattito resta vivo su referendum e legge elettorale: Massimo Adinolfi, “Italicum, perché Renzi non lo cambierà” (Mattino); Roberto D’Alimonte, “Perché il collegio uninominale non assicura la governabilità” (Sole 24 ore); Graziano Del Rio, “Il sistema di voto è ottimo. Per chi vuole cambiarlo sarà difficile avere i numeri” (intervista a Repubblica); Stefano Folli, “Le trappole nascoste nel tiro alla fune sull’Italicum” (Repubblica); Michele Ainis, “Il rischio monopolare” (Repubblica); Massimo Villone, “Premio di coalizione: solo un lifting” (Manifesto); Enrico Letta, “Non aspettiamo che la casa bruci” (intervista all’Espresso); Stefano Ceccanti, “Cambiare la seconda parte per renderla coerente con la prima” (benecomune.net); Silvia Truzzi su G. Zagrebelsky, “Costituzione, ecco perché bisogna salvarla” (Il Fatto). Sull’ipotesi di ri-alleanza Renzi-FI scrivono Claudio Cerasa (“Un’estate al Nazareno, oh oh!”, Foglio) e Marcello Sorgi (“Nazareno-bis, idea utile ma impossibile”, La Stampa). E Nino Bartoloni Meli sul Messaggero racconta le ipotesi del dopo-Renzi: “Caos dem, Franceschini e Orlando in movimento”.
2 Luglio 2016
by Vittorio Sammarco
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