Procedo mettendo in fila tesi che meriterebbero di essere svolte e argomentate: nessuna legge elettorale, il cui compito è quello di convertire i voti in seggi, è perfetta; ciascuno di noi coltiva una propria preferenza ma sarebbe sciocco pretendere che essa sia quella in concreto adottata; le leggi elettorali sono relative (e dunque buone o cattive) in rapporto al contesto politico cui si applicano; nel primo tempo della Repubblica è stata utile e provvidenziale una legge a base proporzionale, a motivo dei due problemi politici allora preminenti, quello della integrazione delle masse nel neonato Stato democratico attraverso appunto i grandi partiti di massa e quello dell’integrazione nel sistema democratico-costituzionale delle forze antisistema o comunque estranee ai paradigmi liberal-democratici. Dopo lo spartiacque del 1989