Il post su Facebook di un militante piddino, l’altro giorno, recitava: “Il governo salva Alfano per salvare sé stesso. Il PD salva Alfano per salvare il governo. L’unico a non essere salvato è il PD”. Sintesi perfetta, a me pare, della situazione in casa “democratica”. Lo dico pur dichiarando, innanzitutto, simpatia per Enrico Letta, che ho frequentato ai tempi della Dc. Lo considero intelligente, capace, e degno di fare il presidente del consiglio dei ministri. So, poi, che non c’erano alternative al governo delle “larghe intese”, dopo l’esito elettorale e le conseguenti difficoltà a costituire un esecutivo più “compatto”, diciamo così. Eppure, più il tempo trascorre e più ritengo non sia una semplice boutade quella di chi sostiene che, in realtà, la maggioranza che supporta il governo è “contro natura”. Ma, a partire dal “Colle”, molti ribadiscono che non vi sono alternative, e che pertanto Letta & C. sono “obbligati” a durare. Cadessero, è il messaggio, scoppierebbe il caos, con i mercati finanziari che impazzirebbero, e la crisi economica e sociale che raggiungerebbe il suo apice. E l’immagine dell’Italia ne risulterebbe ulteriormente sfigurata. Sarà. Ma è una tesi che non mi convince sino in fondo.