Aveva scritto Tito Boeri su Repubblica: “Se il divieto di licenziare è un errore”. Aveva scritto Stefano Lepri su la Stampa: “Come difendere il lavoro”, ugualmente criticando il blocco dei licenziamenti. Era allora insorta Daniela Ranieri su Il Fatto: “Per i liberal-chic i licenziamenti sono la salute del mondo, il loro”. Era sceso in campo Maurizio Landini, con un’intervista a Repubblica: “No ai licenziamenti o si rischia lo scontro sociale”. Sulla stessa linea, in un’intervista al Manifesto, Federico Fornaro, di Leu: “Lo Stato deve correggere gli squilibri tra le imprese e i lavoratori”. Di parere opposto la Confindustria: Giorgio Pogliotti, “Imprese, no al blocco dei licenziamenti” (Sole 24 ore). Poi arriva la decisione del governo che protrae il blocco fino a metà novembre, come riferisce Roberto Petrini: “Lavoro, meno tasse al Sud e accordo sui licenziamenti” (Repubblica). Appare sul Corriere della sera un lucido commento di Maurizio Ferrera che mette il dito sulla piaga: “L’eccezione italiana”. Concorda con lui Maurizio Del Conte: “Problema solo rinviato” (intervista a Avvenire). Critico sul governo Luciano Vescovi (Confindustria di Vicenza) che dice: “Decisioni con il paraocchi. Così non è possibile neppure la formazione dei lavoratori” (intervista al Corriere). Infine Marco Bentivogli, sul Foglio, spiega perché, nella situazione italiana, per i lavoratori alla fin fine è meglio protrarre la cassa integrazione e tenere bloccati i licenziamenti: “Il teorema di Tarzan”.
7 Agosto 2020
by Vittorio Sammarco
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