29 Marzo 2015
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SULLA MANIFESTAZIONE DI LANDINI

29 Marzo 2015

Massimo Franchi, “L’esordio della Coalizione sociale” (Manifesto); Stefano Rodotà, “Fare massa critica per decidere” (ampi stralci del suo discorso nel corso della manifestazione, Il Fatto); Mario Ajello, “Va in scena l’antirenzismo vintage” (Messaggero); Fabio Martini, “La Coalizione ancora non c’è” (La Stampa); Sergio Cofferati, “Finalmente una vera manifestazione politica” (Il Garantista); Rosy Bindi, “Una piazza da ascoltare, ma Matteo non è peggio di Berlusconi” (intervista a Repubblica). Stefano Folli, “I limiti della Fiom e della sinistra nella battaglia con il premier” (Repubblica, scritto alla vigilia della manifestazione).

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16 Marzo 2015
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LANDINI, UNICA OPPOSIZIONE POSSIBILE?

16 Marzo 2015

Dice Luca Ricolfi, in un editoriale sul Sole 24 Ore, che l’Italia ha bisogno di un’opposizione di sinistra, perché “Renzi è già abbastanza di destra da lasciare ben poco spazio a un’opposizione dello stesso tipo”. E ancora: Tutta la destra che l’Italia può realisticamente concedersi sta già nell’agenda di Renzi”. Mentre il punto debole di Renzi “sono gli esclusi, gli outsider, le donne, i giovani” (“Di quale opposizione ha bisogno l’Italia”). Ilvo Diamanti analizza su Repubblica la “Coalizione sociale” messa in piedi dal leader della Fiom, Landini, ritenendo che diverrà presto una forza politica anche elettorale (“Una nuova sinistra extra-parlamentare”). Gianni Ferrara commenta sul Manifesto: “La coalizione necessaria”. Su Repubblica un articolo di Stefano Rodotà con un titolo lapidario: “Coalizione sociale“. Ma l’iniziativa di Landini incontra resistenze (Giuseppe Berta, “La mossa politica della Fiom ha radicalizzato il contrasto”, intervista al Messaggero; Mattia Feltri, “Moderati, arrabbiati di lotta o di governo: la carica degli antirenziani”, La Stampa). Sui nemici di Renzi scrive Claudio Cerasa sul Foglio (“Il nemico invisibile di Renzi”); Cerasa spiega anche che “La chiave del successo renziano è in una sola parola: contemporaneità”. Infine, sull’idea renziana di una nuova legge su partiti e sindacati scrivono Dario Di Vico (“L’urgenza è ripartire, non fare altre norme”, Corriere della Sera) e Stefano Ceccanti (“Forze sociali: il fai da te non basta”, intervista al Mattino).

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28 Febbraio 2015
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La Questione Sociale… passa la mano

28 Febbraio 2015
di Nino Labate

 

La “Questione Sociale”, tradizionale  problema per il mondo cattolico, passa la mano. Sergio Landini la rivendica. Non senza qualche buona ragione. Ha però chiarito che la sua sortita è solo tesa ad aggregare tutti coloro che “… sono sensibili al sociale e mettono al centro il lavoro”. Secondo le sue affermazioni, non avrebbe dunque la finalità di far nascere un soggetto politico.

Non si forza la storiografia se si ricorda che la “Questione Sociale” è un antico tema, centrale per l’impegno del movimento cattolico e del cattolicesimo sociale. La Rerum Novarum  lo ha legittimato col sigillo di un Papa. Successivamente è servito da collante culturale e da detonatore per l’impegno politico dei cattolici,

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25 Febbraio 2015
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FACCIAMO COME SYRIZA

25 Febbraio 2015

Come possiamo costruire in Italia una forza politica analoga a Syriza e Podemos? Se lo chiedono, e rispondono, Giorgio Airaudo e Giulio Marcon sul Manifesto (“Un Fronte Pop”). L’opposizione di sinistra a Renzi ha ora di mira soprattutto il Jobs act; così, ad esempio, Umberto Romagnoli sul sito di eguaglianza e libertà (“Da lavoratore a cittadino”). Leader possibile di una nuova sinistra è Maurizio Landini: Stefano Folli, “Il paradosso Landini” (Repubblica); Antonio Polito, “La Pomigliano della sinistra” (Corriere della Sera); Giuliano Ferrara, “Europa, sinistra fuorilegge” (Il Foglio). Sul primo anno del governo Renzi arrivano nuovi commenti: Michele Brambilla, “Un anno di Renzi, che vi piaccia o no” (Il Foglio); Marc Lazar, “Un riformismo con incognite” (Repubblica). Mentre Tsipras è in difficoltà; e però Giulio Sapelli scrive sul Messaggero: “Il merito greco: aver incrinato la dittatura dell’austerity”. Paolo Onofri sul supplemento di economia di Repubblica spiega perché ci vorrà tempo per diminuire la disoccupazione (“Occupazione, la ripresa sarà lenta”).

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