Scrive Pietro Reichlin sull’Unità, dopo aver rigettato molte delle accuse che vengono fatte al governo Renzi e aver rilevato l’efficacia ma anche la povertà del messaggio politico di Cinquestelle , che “è necessario presentarsi ai cittadini con un messaggio politico più sincero e realista”, perché la crisi economica e istituzionale è profonda”, e che “è giunto il momento di affrontare con più forza i nodi strutturali che determinano la debolezza del nostro sistema economico e la stagnazione della produttività”, a cominciare dall’istruzione secondaria e universitaria” (“Quale è stato l’errore?”). Per Umberto Ranieri, sempre sull’Unità, il biennio riformista del governo Renzi è stato positivo, benché sia ancora in mezzo al guado, e “sarebbe molto meglio per gli interessi del paese e del Pd se la cosiddetta sinistra interna al partito funzionasse da stimolo critico alla coerenza del disegno riformista cui lavora il governo piuttosto che mostrarsi interessata al suo fallimento” (“Non fare la stessa fine di Ulivo e Unione”). Per Paolo Pombeni “Renzi dovrà avere molta ‘visione’ e altrettanta umiltà: ha dalla sua l’incertezza delle alternative in campo” (“Fuoco incrociato, il premier alla prova”, Sole 24 Ore). Quanto allo stesso Matteo Renzi, dice: “Non torno al Pd delle correnti” (intervista a La Stampa). La prende da lontano Marco Olivetti, sull’Avvenire, dicendo che dei partiti non si può fare a meno anche se devono sempre affrontare la sfida di darsi una reale legittimazione sociale; quanto alle vittorie dei Cinquestelle, “per ora non si può che stare a guardare, sospesi tra la sensazione che stia nascendo qualcosa di radicalmente nuovo e il timore di un fallimento già scritto” (“Torna a porsi la questione-partiti”).
24 Giugno 2016
by Vittorio Sammarco
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