L’autrice, che ha mandato questo suo intervento “come sempre in ritardo, ma può servire come contributo”, è stata presidente della “Rosa bianca” fino a pochi mesi fa
In queste settimane di consueta e quotidiana pratica politica mi ero pacificata all’idea di non andare a votare questa volta alle primarie per eleggere il segretario del PD, limitandomi, a motivare “pubblicamente”, con qualche provvido e veloce strumento di esternazione, il mio passo indietro come dignitosa e adeguata microsoluzione politica non riduttiva, nell’accezione ben descritta da Giordana Masotto quale “misura in cui riusciamo ad agire controllando le conseguenze”.
Avrei potuto confessare come questa volta non sarei più riuscita a mettere da parte l’originario ed antico sospetto relativo all’inefficacia dello strumento delle primarie quale antidoto all’inceppamento della democrazia rappresentativa o quale nutrimento forzato per l’anoressia dei partiti,