17 Aprile 2014
by Vittorio Sammarco
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17 Aprile 2014
Il testo è il discorso che l’autore ha tenuto il 5 aprile nell’ambito degli incontri spirituali di Comunità e Lavoro a Viboldone
La povertà si ripropone oggi come una ferita aperta. Certamente costituiva un problema anche ieri, ma la differenza è che ieri i poveri erano lontani, oggi al contrario sono vicini, in mezzo a noi, sono tanti e non sappiamo che cosa fare. C’è chi vuole fermare e respingere gli immigrati e chi li vuole accogliere. Ma come li accogliamo? Facciamo qualcosa, ma la risposta è insufficiente, inadeguata.
E poi sempre di più i poveri sono anche gli italiani (più che raddoppiati in questi anni di crisi). Misuriamo ogni giorno , collettivamente e personalmente, i nostri limiti in proposito. E’ lecito affermare che la “povertà”, un flagello che era stato combattuto nei secoli scorsi e che si pensava debellato, è ritornata fra noi e che dovremo abituarci a convivere con essa.
Ma la povertà non è solo un grande problema umano; essa è anche propriamente un “mistero” nel senso cristiano del termine. E la nostra riflessione partirà da qui.
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