Vigilia del voto referendario. Il buon Gustavo Zagrebelsky, già giudice costituzionale e presidente della Consulta, che in un articolo su Repubblica del 23 agosto aveva scritto sentirsi, di fronte alla scelta tra il Sì e il No, come l’asino di Buridano, oggi è intervistato da Il Fatto e si dedica a spiegare “Ecco perché molte ragioni del No non stanno in piedi” e dunque a lasciar capire che voterà Sì. Per Marco Travaglio il voto per il No è l’espressione de “La voce dei padroni”, tra i quali mette e questo e quello (cioè tutti quelli che non la pensano come Il Fatto). Viceversa un altro ex presidente della Consulta, Gaetano Silvestri, è intervistato oggi da La Stampa e dice: “Nel taglio c’è disprezzo per il nostro Parlamento”. Lo pensa anche Rosy Bindi che ribadisce il suo No (che non è, dice, un No al governo), oggi intervistata sia da Repubblica (“Dico No, la riforma lede il pluralismo. Il Pd fa un errore”) sia dal Manifesto (“Se vince il Sì un Parlamento classista. Il governo non rischia”). E ritorna sul tema, a modo suo, Massimo Cacciari: “Basta nanismo costituzionale” (La Stampa). Zagrebelsky, nell’intervista a Il Fatto, criticava l’idea di una “rappresentatività dei territori”, ma Ilvo Diamanti su Repubblica non la pensa così: “Dove comanda il territorio”. Poi Claudio Cerasa replica a Stefano Folli: “No, non è un referendum sul grillismo” (Foglio). Infine Antonio Polito, non a torto, parla di “Linciaggi morali tra alleati” (Corriere della sera). P.S. Utile un doppio dossier sul tema del numero dei parlamentari nel dibattito alla Costituente e nella gestazione dell’attuale referendum, curato dall’Istituto De Gasperi dell’Emilia Romagna. E utile il video del dibattito organizzato da Città dell’uomo lo scorso 11 settembre “Informasi per discernere. Dialogo sulla riforma costituzionale” con Camilla Buzzacchi e Filippo Pizzolato (introduce Guido Formigoni).
19 Settembre 2020
by Giampiero Forcesi
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