10 Giugno 2017
by Giampiero Forcesi
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SE ORA IL PD GUARDA A SINISTRA…

10 Giugno 2017

Le interviste di oggi: Matteo Renzi, “Partita chiusa, voto nel 2018, occupiamoci dell’Italia. Uniti con Giuliano, possibile il 40%” (Corriere della Sera); Luigi Di Maio, “Il sabotaggio l’ha fatto il Pd. I partiti antieuropei? Ideologici” (Corriere della Sera); Pierluigi Bersani, “Sono solo apprendisti stregoni, ma un’intesa è ancora possibile” (La Stampa). Un’intervista di ieri: Silvio Berlusconi, “Il proporzionale dà stabilità. Il M5s non potrà mai avere il 51%” (Corriere della sera). Cronache e commenti: Alessandro Trocino, “Le condizioni di Pisapia a Renzi” (Corriere); Daniela Preziosi,Renzi rivuole Pisapia (e solo lui)” (Manifesto); Stefano Cappellini, “La sinistra e l’obbligo del progetto comune” (Repubblica); Diodato Capone, “Effetto Consultellum: corsa al listone con l’obiettivo del 40%” (Messaggero); Stefano Folli, “Da Berlusconi a Corbyn, un Pd che guarda alla sua sinistra deve cambiare identità” (Repubblica); Roberto D’Alimonte, “Consultellum, cambio di strategia per i partiti, ma la governabilità rimarrebbe una chimera” (Sole 24 ore); Piero Bevilacqua, “Pisapia e il miraggio del vecchio centrosinistra” (Manifesto). A sinistra-sinistra si discute del “manifesto” di Tommaso Montanari e Anna Falcone e di quale unità e di come: Stefano Fassina, “Sinistra unita, il cammino può essere comune” (Il Fatto), Livio Pepino, “Prima l’identità, poi verranno le alleanze” (Manifesto).

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7 Giugno 2017
by Giampiero Forcesi
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RENZI SOTTO L’ASSEDIO DEI PADRI NOBILI

7 Giugno 2017

Dice oggi Goffredo De Marchis su Repubblica: “Renzi sotto l’assedio dei padri nobili” (e cita Prodi, Letta, Veltroni, Napolitano…, il quale definisce “Le urne anticipate colpo alla credibilità dell’Italia”). E Stefano Folli scrive che “nell’idea di Renzi gli scissionisti dovevano essere raffigurati come un gruppetto folcloristico di nostalgici … Ma se si muovono gli ambienti del cattolicesimo democratico, allora il quadro cambia” (“I tormenti di Grillo e le grandi manovre a sinistra”). E ieri Fabio Martini su La Stampa aveva scritto“Adesso Renzi è preoccupato. Le critiche di Prodi possono aprire una diaspora elettorale”; e il Messaggero titolava: “Pd, la fronda ulivista. Pronti a lasciare Bindi, Cuperlo e Monaco”. Oggi Franco Monaco scrive su “La verità” di Belpietro che “L’ossessione di Renzi per il potere trascinerà a fondo l’Italia e il Pd”. Anche Arturo Parisi, pur dicendo di non lasciare il Pd, ha rilasciato una sconfortata intervista a Italia Oggi e parla di “Una marcia indietro di 30 anni”. E Lorenzo Dellai dice all’Avvenire che “Renzi condanna il Pd a rimanere minoranza”. Invece c’è un altro cattolico democratico che sembra più conciliante, il presidente Mattarella: Ugo Magri su La Stampa: “Ma il capo dello Stato guarda con favore all’accordo”, e Marzio Breda sul Corriere: “Il Quirinale si prepara”. Dunque è stato dato il preavviso a Gentiloni, anche se “L’ultimo miglio è pieno di incognite”, come scrive sul Corriere Francesco Verderami.

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3 Giugno 2017
by Giampiero Forcesi
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RENZI MASOCHISTA?

3 Giugno 2017

Sempre più severo il giudizio di Paolo Pombeni sulle scelte politiche di Renzi che, a suo avviso, aprono la strada ai Cinque stelle (“Pasticcetto tedesco in salsa partitica”), sui quali scrive Ilvo Diamanti su Repubblica: “M5S, il partito trasversale scelto da giovani e operai” (e scelto soprattutto al Sud, e da chi tifa per Trump e Putin…), e scrive Alessandro Campi sul Messaggero: “Tra svolta e vecchi istinti i 5 Stelle sono al bivio”. Una dura requisitoria nei confronti di Renzi viene da Fabrizio Cicchitto: “L’inspiegabile harakiri del dott. Matteo Renzi” (che parla di “un masochista allo stato puro”). Duro sull’azzardo di Renzi è anche Stefano Folli (“Dem e grillini: il prezzo da pagare sul tavolo della riforma”), su Repubblica; così Massimo Giannini che evoca nientemeno che “il bacio del caimano” (“L’inganno tedesco”). Claudio Cerasa, però, sul Foglio dice che, se non si accetta il tandem Renzi-Berlusconi, non resta che sorbirsi quello M5S-Lega (“Il nuovo bipolarismo senza girarci intorno”). Sulla qualità della legge elettorale verso cui si sta andando scrivono, con pareri diversi, vari costituzionalisti: per Gaetano AzzaritiNon garantisce la libertà di scelta degli elettori” (intervista a La Stampa); per Massimo VilloneBene la bozza, ma serve il voto disgiunto” (intervista a La Stampa); Alessandro Pace spiega “Perché serve la sfiducia costruttiva” (Repubblica). Domenico Pirone sul Messaggero riferisce vari pareri: “Il nodo è il potere di scelta”. Intanto Giuliano Pisapia, sempre con grande cautela, dice: “Ecco il mio Patto per l’Italia” (intervista a La Stampa). E Matteo Renzi rilascia un’intervista al Sole 24 Ore: “La manovra non va sprecata. Stop all’Iva, tagliamo le tasse”.

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3 Giugno 2017
by Giampiero Forcesi
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PER STEFANO CECCANTI QUESTA LEGGE È IL MENO PEGGIO. MA…

3 Giugno 2017

Nel suo blog Stefano Ceccanti spiega perché il meno peggio è la legge elettorale su cui ci si è accordati e il voto anticipato (“Attenzione al gioco allo sfascio”), se la prende con il Corriere della Sera e la Repubblica, e dissente da Walter Veltroni (“Con il proporzionale si ritorna agli anni 80”, intervista al Corriere della Sera) e da Luigi Zanda (“Camere, prima del voto cambiamo i regolamenti”, Sole 24 ore); mentre concorda con Luigi Covatta sul fatto che è meglio votare presto (“Legge elettorale. Ora chi staccherà la spina?”, Mattino). La Repubblica pubblica una lettera di Graziano Delrio, ministro che dissente dal voto anticipato e vuole la legge sulla cittadinanza (“Il 2 giugno di tutti“), e un’intervista a Pierluigi Bersani (“Irresponsabile votare senza mettere al sicuro i conti. Gentiloni recuperi la sua dignità”). Stefano Folli mostra come “Non tutto è già scontato sulla strada delle elezioni” (ancora Repubblica). Carlo Bertini, su la Stampa, dice: “Anche nel pd tanti dubbi sul voto. Renzi contestato sulle liste bloccate”. E Vannino Chiti interviene sul Dubbio: “Vi spiego perché Matteo vuole questo mini-Porcellum”.  Arturo Parisi twitta con le parole di Ungaretti (“Alla fine di un ciclo politico”). Fabio Martini riferisce: “La svolta di Pisapia: una sinistra non rancorosa. Prodi e Letta come patron” (La Stampa). Roberto Mannheimer su Il Giornale riferisce: “Il paese chiede le urne ma il 30% è indeciso”.

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31 Maggio 2017
by Giampiero Forcesi
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A SINISTRA DEL PD SI EVOCA UN NUOVO ULIVO

31 Maggio 2017

Stefano Ceccanti propone una “Guida alla nuova proposta di legge elettorale”. Roberto D’Alimonte sul Sole 24 ore commenta: “Maggioranze deboli e alleanze scomode. I conti del proporzionale”. Ugo Magri fa il punto: “C’è intesa sul sistema tedesco. Corsa alle elezioni” (La Stampa). Federico Geremicca riferisce il pensiero di Renzi: “Non è la legge che avrei voluto, ma tutto il resto rischiava di essere peggio” (La Stampa). Sono 31 i senatori Pd che però votano un documento contro il segretario: “No al proporzionale e alle elezioni anticipate” (Unità). L’ex Pd Roberto Speranza, intervistato da La Stampa, dice: “Ora alleanza con Pisapia. Governare con il Pd? Non è il nemico”. Il Campo Progressista è cauto, come spiega su Repubblica Annalisa Cuzzocrea, e firma un appello cui aderiscono anche alcuni dem tra cui Franco Monaco: “Pisapia: no al listone di tutti gli anti Renzi”. Stefano Folli su Repubblica tratteggia la difficile collocazione del movimento di Pisapia, e fa anch’esso il nome di Franco Monaco e dell’ipotesi di un “nuovo Ulivo”: “L’alternativa Pisapia”. Ma Massimo D’Alema, intervistato da Repubblica, avverte: “Io non porto rancore, ma Giuliano ora eviti di porre veti”.  Maurizio Giannattasio sul Corriere scrive: “Il sentiero stretto di Pisapia: ora un centrosinistra senza il Pd”. Duro il giudizio di Mario Monti, in un’intervista a Repubblica: “L’Italia non può rischiare solo perché Renzi vuole fare ancora il premier”. Paolo Pombeni è assai scettico sugli esiti della strada intrapresa: “Si fa presto a dire modello tedesco”. Marcello Sorgi fa l’ipotesi che a prevalere alle urne siano i Cinque stelle e che si alleino con la Lega: “La variante 5 stelle sulle elezioni” (la Stampa). Mario Calabresi, direttore di Repubblica, prende atto delle scelte del Pd ma invoca una conclusione dignitosa della legislatura: “Sei riforme da non tradire”. Adriano La Mattina su La Stampa racconta la dura reazione del partito di Alfano: “I centristi e l’incubo 5%. Alfano pensa a Parisi come leader federatore” (La Stampa). Marco Bresolin, su la Stampa, avvisa che comunque “L’Ue dà l’ok per una manovra a rate e accetta le elezioni in autunno”.

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29 Maggio 2017
by Giampiero Forcesi
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RASSEGNAZIONE

29 Maggio 2017

Sulla direzione presa dalla politica italiana i media sono molto perplessi. “Comunque vada, un mezzo disastro” è la conclusione di Massimo Giannini su Repubblica (“La benedizione grillina al patto del Nazareno”). Mauro Calise, politologo filorenziano deluso, spiega sul Mattino che dopo il voto ci troveremo esattamente come ora (“Ma Rosatellume e Germanellum pari non sono”). Alessandro Campi, sempre sul Mattino, scrive che non ha torto Renzi a ironizzare dicendo che si temeva un uomo solo al comando e non ci potrà lamentare ora di un governo di coalizione (“Se la politica diventa una partita a 4”). Che bisogna prendere atto che forse non c’è altra strada che legge proporzionale, voto anticipato e coalizione Pd-Fi è Federico Geremicca su La Stampa (“La corsa a ostacoli della maggioranza”). Molto critico Paul Ginsborg intervistato da Il Fatto: “Renzi vuole riportare B. al potere aiutato dal pensiero unico”. E Fabio Martini assicura: “Gentiloni non si metterà di traverso, ‘anche se c’è tanto lavoro da fare’” (La Stampa). Ilvo Diamanti mette per ora l’accento su “Le amministrative, il primo vero test politico” (Repubblica).  Sul sito del pd italiaincammino.it Stefano ceccanti pubblica una nota intitolata “Riforma elettorale subito: un sistema transitorio con qualche piccolo miglioramento. Gli altri non si possono avere” (una risposta a Mauro Calise).

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27 Maggio 2017
by Giampiero Forcesi
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LA PROFEZIA DI CERASA SU “IL FOGLIO”

27 Maggio 2017

Claudio Cerasa spiega sul Foglio, per filo e per segno, cosa succederà nei prossimi sei mesi: accordo Renzi-Berlusconi, elezioni a fine settembre, governo Pd-Fi e impegno dei due partiti a concordare una decente legge di stabilità (“Un manifesto possibile per il nuovo Partito della Nazione”). Mario Calabresi, viceversa, dedica l’editoriale della Repubblica, a denunciare “Il grande errore delle elezioni anticipate”. Intanto, come rileva Laura Cesaretti sul Giornale, “Legge elettorale, apre anche Grillo. Renzi festeggia: andiamo al voto”. Stefano Folli, a differenza di Cerasa, dubita che l’accordo Renzi-Berlusconi porti a un governo stabile e a una decente legge di stabilità (“La linea di confine in Parlamento è la legge di stabilità”). Il politologo, da sempre favorevole a Renzi, Mauro Calise, intervistato dall’Unità, oggi dice: “Renzi difenda il maggioritario  e lasci perdere Berlusconi” (ma non ci crede). Giovanni Sabbatucci sconsiglia Renzi di andare al voto, e pensa che non lo faccia: “La trappola del voto anticipato” (La Stampa). Il Secolo XIX annota: “Delrio-Pisapia, prove di dialogo per una sinistra unita alle elezioni”. Quanto alla possibile crisi di governo, innescata dalla nuova norma sui voucher, Goffredo De Marchis scrive: “A sinistra si consuma l’ultimo strappo: avanti anche senza Mdp” (Repubblica), e Cesare Damiano, intervistato dall’Unità, dice: “Buoni solo alle famiglie altrimenti sarà vera rottura”.

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