Spunti e osservazioni critiche sul convegno del 29 novembre
Ho partecipato al convegno “Costituzione ed economia. La Costituzione ci aiuta ad affrontare la crisi?” e ho ascoltato con molta attenzione quanto veniva delineato. Le osservazioni che farò non sono frutto di una competenza tecnico-accademica particolare, ma considerazioni di un cittadino impegnato e pensante, che s’interroga molto sui temi che hanno attraversato il convegno e che agitano in questa stagione storica l’intera società. Siamo passati dalla società degli anni ’70 – ‘90 del secolo che abbiamo alle spalle, in cui due terzi della popolazione stava bene e un terzo era escluso, a una società in cui tutto si è rovesciato: i due terzi sono poveri e un terzo è ricco.
Se guardassimo con attenzione la nostra temperie storica e cercassimo di intercettarla, ci accorgeremmo come essa sia caratterizzata da importanti criticità: immigrati poveri, vecchi con pensioni insufficienti, lavoratori con bassi salari o contratti flessibili, precari, lavoratori esodati, disoccupati che non hanno mai trovato impiego o che hanno perso il posto di lavoro a causa delle delocalizzazioni, divorziati con problemi economici e fragilità affettive pesanti, lavoratori autonomi che hanno chiuso le loro attività, donne vergognosamente escluse da un lavoro decente.
Questi dati fattuali ci consegnano una società che nella sua parte maggioritaria si è impoverita; evidenziano problemi che non sono congiunturali ma strutturali. A mio parere, dovevano emergere meglio durante il convegno.
Essi dovevano spingerci a misuraci con i dati esperienziali che marcano l’esistente e non possono lasciare indifferente chi vive immerso nel proprio tempo ed è ispirato e animato dalla pregnanza valoriale della nostra amatissima Costituzione. La nostra Carta, siamo lucidi, è l’unica vera spinta riformatrice che non si è esaurita in questi ultimi settant’anni e che sta ancora davanti a noi, pur dentro una società liquida, post-ideologica. La deriva oligarchica che attraversa le nostre società e le sue pulsioni alla diseguaglianza, dovevano essere esplicitate meglio durante il convegno, visto che i ricchi con i loro potenti mezzi mascherano la realtà e sono contenti che ci sia una caccia all’untore o si facciano ronde contro l’ immigrato, il burocrate, il sindacalista, il politico, mentre loro se ne stanno a casa a godersi i soldi spesso frutto dello sfruttamento più becero. I mezzi di comunicazione dominanti, nelle loro mani, oggi tendono a passivizzare le m asse, a coltivare degli esecutori, esattamente il contrario della direzione di marcia della nostra Costituzione.
Esprimo queste considerazioni perché ritengo la Costituzione (unitamente al Concilio Vaticano II) mia compagna di viaggio, avanguardia nella direzione di una società migliore, rilevante antidoto alla fragilità, alla vulnerabilità, alle seduzioni dell’attuale congiuntura storica. È grazie ad essa che sono ipersensibile al tema dell’ingiustizia che attraversa pesantemente la nostra fase storica e che per la nostra Costituzione era ed è la priorità da sconfiggere. Avrei voluto un convegno meno segnato da tecnicalità, ma più collocato, situato, immerso nei fronti più caldi dell’oggi politico; che ci aiutasse ad aprire gli occhi e le orecchie su quanto sta succedendo. Desideravo che si dicesse in modo esplicito e dirimente che non è fallito solo il comunismo, come ci hanno raccontato bene i mezzi di comunicazione non disallineati al potere finanziario, ma anche il capitalismo, visto che la parte maggioritaria dell’umanità è ferita da inaccettabili ingiustizie, costituita da una moltitudine di poveri, da immense masse di esclusi sul pianeta. Speravo che si parlasse della nostra democrazia che è malata, visto che il 40% degli aventi diritto non va a votare e per loro la politica non è più calamitante. In questa fase storica di lento tramonto degli Stati nazionali e di disaffezione verso le realtà più grandi, sovranazionali, più adatte però ad affrontare la globalizzazione, la nostra Costituzione ci chiede di metterci in movimento, di camminare, di cercare, di lottare per storicizzare i suoi contenuti più pregnanti: questa istanza non si è fatta largo nel convegno.
La Costituzione, se fatta nostra, aumenta la sensibilità nei confronti degli ultimi, vero valore non negoziabile e dirimente, come ci insegna il nostro attuale pontefice Francesco, punta avanzata dell’attuale dibattito mondiale sul tema dei dannati della terra, dei piccoli, di coloro che non hanno voce. Ascoltiamo con rispetto quanto elaborato dal mondo accademico, senza accettarlo acriticamente, consapevoli di quanto sia difficile, duro, fare i conti con la storia, ma è quello che i nostri grandi maestri come Dossetti, Lazzati, Pellegrino, La Pira, Lercaro e altri, ci hanno insegnato: si sono spesi con tutte le loro forze per attuare in modo decisivo i valori più profondi della Costituzione, vera stella polare.
Molli Mario Giuseppe