Personalità insolita, quella di Pietro Barcellona. Nato nel 1936 a Catania, docente di Filosofia del diritto in quella università (oggi è professore emerito), membro laico del Consiglio superiore della magistratura dal 1976 al ’79, deputato del Pci dal ’79 all’83, poi a lungo responsabile del Centro per la riforma dello Stato, autore di molti libri sui processi sociali nell’età della globalizzazione, ha avuto un forte impatto con la psicoanalisi in seguito ad una lunga e profonda depressione iniziata all’indomani delle vicende storiche dell’89, e si è poi avvicinato al cristianesimo. Aveva spiegato il suo percorso in un’intervista ad “Avvenire” nell’ottobre del 2010. Il 4 agosto 2012 firma su “l’Unità” un articolo in cui torna a dire in cosa è consistito il suo avvicinamento al cristianesimo. “Io oggi – scrive – sono convinto che ciò che Cristo rappresenta nella storia del rapporto fra l’umano e il divino sia uno spartiacque della nostra visione del mondo. Ma il Cristo da cui io mi sento attratto e affascinato non è quello delle gerarchie e della precettistica, ma quello molto più rischioso di cercare di riviverne la presenza in ogni incontro con chi soffre la disperazione della delusione affettiva e del dolore della solitudine”.
Tra i suoi ultimi libri Il sapere affettivo, edizioni Diabasis (2011).