Tre analisi di Sandro Magister su papa Francesco. Con una relazione di Giuseppe Vacca sulla necessità per tutti del “sapere cristiano”

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Tre interessanti (e sempre “orientate”) analisi vengono da Sandro Magister intorno a papa Francesco. (1) Nel Diario Vaticano del suo sito www.chiesa del 1° novembre pubblica l’articolo “Vescovi sotto tiro in Italia, Stati Uniti e Spagna”, dedicato agli episcopati che “erano i più battaglieri sulle questioni che papa Francesco ha retrocesso in secondo piano. E ora si ritrovano sotto pressione, perché cambino la loro agenda e i loro leader”. (2) Sempre il 1° novembre, nella rubrica “Settimo cielo”, con la nota “Le larghe intese di Norcia, con Benedetto”, dà conto di un articolo di Antonio Socci su Libero a commento di un incontro della Fondazione Magna Grecia (guidata da Gaetano Quagliariello) tenutosi a Norcia il 26 ottobre, e che Magister definisce “l’atto più politicamente scorretto ma anche più lungimirante di questa confusa stagione politica”. In questo incontro (di cui sono qui reperibili i testi) è rilevante, in effetti, la relazione tenuta da Giuseppe Vacca, anziano dirigente dell’ex Pci e presidente dell’Istituto Gramsci, “A Cesare e a Dio. Ratzinger oltre Ratzinger”, nella quale Vacca, ricollegandosi non solo a Ratzinger ma anche a Bergoglio, scrive: “A conclusione del ciclo storico dello Stato-nazione come soggetto egemonico della modernità, dinanzi al rischio della ‘catastrofe antropologica’, può essere il «come se dio esistesse» il principio di una nuova alleanza fra fede e ragione? Se il contenuto della fede è il sapere dell’amore, un sapere che non si attinge da nessun’altra esperienza, ma solo dal riconoscimento dell’Altro, non solo è storicamente giustificato il ruolo pubblico della religione, ma è anche necessario che quel sapere venga trasmesso e insegnato”. Vacca, con Mario Tronti, Paolo Sorbi e il compianto Pietro Barcellona sono stati gli autori nel novembre 2012 del manifesto “Da Marx a Ratzinger”. (3) Nell’articolo “I nodi del pastore Bergoglio” (29 ottobre) Magister scrive, del papa,  che “fu lui a importare in Argentina dalla Germania la devozione alla Madonna ‘che scioglie i nodi’. Agli studi preferiva la cura d’anime. E oggi fa lo stesso: lascia ad altri l’esposizione della dottrina. Come nel caso della comunione ai divorziati risposati”. Il riferimento è al prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller. Sulla questione Magister aveva scritto un altro articolo, di recente: “Divorziati risposati. Müller scrive, Francesco detta”, e aveva riportato un lungo testo dello stesso Muller apparso sull’Osservatore Romano il 23 ottobre (“La forza della grazia“). Commenta Magister: “L’inaugurazione di questo doppio registro comunicativo – in questo caso del papa e del suo custode di dottrina – è sfuggita quasi del tutto ai media, tuttora abbagliati dalle presunte ‘aperture’ di Francesco”.

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