Ho letto il tuo scritto sul disagio della società francese.
Certo non è possibile in due pagine trattare la complessità della situazione di un paese come la Francia.
Grazie alla nostra amicizia e consapevole della mia incompetenza politica, mi permetto tuttavia di sottolineare alcuni aspetti della situazione francese che non emergono nel tuo articolo, o che sono interpretati a partire dalla stampa ufficiale che non è sempre onesta…. Io ti parlo in quanto abitante nel paese e testimone diretta di alcuni eventi significativi.
Il movimento dei gilets jaunes non è nato dal ceto “medio basso”, ma piuttosto dalla “Francia profonda”, i dimenticati dalla politica governamentale. Ti posso assicurare che nelle varie manifestazioni erano presenti padri e madri di famiglia, pensionati, gente come noi, insomma. Un gruppo di nostri amici cristiani vi ha partecipato regolarmente: l’atmosfera era sempre “bon enfant” come dicono qui. Nelle grandi città si sono poi intrufolati dei “casseurs” per seminare la discordia e aizzare le forze dell’ordine, le quali non hanno trattato teneramente neanche gli “onesti” manifestanti, alcuni dei quali sono stati seriamente feriti dalle pistole con proiettili di gomma, rimettendoci gli occhi o riportando serie contusioni e handicap a vita.
L’aumento del prezzo della benzina aveva penalizzato soprattutto la gente che, come noi, vive in campagna, dove i mezzi pubblici sono spariti (treni locali, corriere) e senza macchina non si può neanche fare la spesa…
Quanto agli scioperi per le pensioni, è vero che c’è stata una grande partecipazione, ma il “successo” è stato riportato piuttosto dal governo che, utilizzando l’articolo 49-3 della Costituzione, ha imposto la nuova legge senza farla votare dall’assemblea.
Non ho capito bene neanche io il motivo di tanta tenacia del popolo francese nel rifiutare l’allungamento degli anni lavorativi per ottenere la pensione. Il fatto è che la Francia, che per molto tempo è stata effettivamente un esempio di “generosità” sociale (assistenza, cure ospedaliere e mediche di qualità, ecc.), si trova attualmente in una situazione di grande regresso. La medicina è oggi “à deux vitesses” : per i ricchi non c’è problema perché se ne vanno all’estero o nelle strutture private dove sono accolti rapidamente e trattati bene; per gli altri ci sono mesi di attesa, il medico non viene più a casa; per avere un appuntamento devi passare ore a cercare di telefonare e parlare con una segretaria in carne e ossa.
Il divario tra ricchi e poveri è già una realtà presente e i “sans abri” non sono gli immigrati, ma gli ex artigiani, ex operai, i pensionati.
La lotta per le pensioni mi pare soprattutto emblematica del malessere generale vigente: i francesi (la “populace”) si sentono espropriati, non considerati, non ascoltati dalla classe dirigente.
Non sono “molti” i lavorati ascrivibili alla classe media (come dici tu); per mantenere un livello di vita decente (tenuto conto che le esigenze non sono più quelle di una volta in cui ci si accontentava di molto meno), le donne lavorano duramente, i bambini sono affidati spesso ai nonni o alle strutture pubbliche, quando ci sono… La precarietà del lavoro e i “burn-out”, conseguenza della pressione fatta sui lavoratori, sono una realtà innegabile.
Mi sorprende perciò che la Francia venga considerata tuttora “una delle democrazie migliori dell’Occidente”. Senza parlare di “France Afrique” problematica che sta esplodendo in questi giorni, ma che risale all’epoca di De Gaulle (e che la Francia rischia di pagare cara…), che non è certo un esempio di democrazia, e che è stata volutamente sottaciuta da tutta la classe politica (di destra e di sinistra).
Potrei dire che la Francia di oggi è vittima della sua politica del passato fatta a spese dei paesi colonizzati, magari non in modo diretto ma strozzati economicamente. Parte della sua ricchezza è dovuta a questa politica che rischia oggi di ritorcersi contro di lei…
Un altro grande soggetto doloroso (e pericolosissimo) è dato dalla presenza di circa ben 500 zone di “non droit”, aree dove le forze dell’ordine non mettono più piede lasciandone la “gestione” alla delinquenza, notoriamente quella basata sullo spaccio della droga. E qui ti posso parlare di esperienze dirette. Elena vive in un centro per handicappati in una zona nord di Marsiglia dove gli omicidi sono all’ordine del giorno. Per potervi accedere, si è costretti a passare con l’auto tra pattumiere gettate per terra e altri ostacoli, messi apposta per controllare i veicoli che vi transitano. Le “vedette” (spacciatori di droga) guardano chi entra e chi esce per impedire alle bande nemiche di infiltrarsi. A fine giugno era prevista la festa di fine anno per i residenti e le famiglie; all’ultimo momento ha dovuto essere annullata perché le tensioni esistenti erano diventate una seria minaccia per i transitanti. La direzione del centro cerca da anni di trovare una soluzione con le autorità politiche locali, senza successo. Conclusione: molti dipendenti se ne sono andati ed è difficilissimo trovare personale disposto a vivere questa violenza quotidianamente.
E ti assicuro che non sono soltanto le grandi città à vivere questa realtà; a Bagnols sur Cèze (cittadina di 18.000 abitanti a una quindicina di chilometri da casa nostra) una nostra amica ottuagenaria è stata aggredita da giovani (adolescenti) magrebini, spintonata e derisa con questa affermazione : “adesso siamo noi il futuro della Francia”. Molti negozi chiudono e certi quartieri della cittadina sono infrequentabili.
Quanto all’incertezza del futuro, mi sembra si possa dire che l’uomo europeo di oggi si sente come in una morsa, attaccato da molte parti: la crisi economica in corso con perdita del potere di acquisto; le guerre che non riguardano più soltanto paesi lontani, ma che possono diventare una minaccia imminente; i virus più o meno fabbricati da laboratori americani (e anche francesi) e lasciati sfuggire con le conseguenze che sappiamo; le monete cino-russe che potrebbero far crollare dollaro e euro; la politica sanitaria che sta involvendo; la degradazione dell’assistenza sanitaria, le carenze energetiche, ecc. ecc.
Si potrebbe dire che siamo seduti su una “polveriera”.
In un mondo materialista , senza Dio e i valori cristiani, diretto da autorità che lo rappresentano in pieno in questi termini, diventa molto difficile trovare la direzione che ci aiuti a uscire dal “caos”. Però il miracolo è sempre possibile, se Dio lo vuole e ha pietà di noi.
Con tutta la mia amicizia.
Annamaria Pellegrino