Albini, socio fondatore e membro del Consiglio direttivo di Viandanti, nel suo editoriale dell’11 ottobre sul sito di viandanti.org, indica, dapprima, i “deficit del riformismo cattolico” nei decenni passati: di comunione, di spiritualità, di comunicazione. Fa cenno all’eccesso di protagonismo di alcuni leader, al particolarismo eccessivo, alle troppe spinte alla rottura con i pastori… E afferma, poi, che ora che sembra esserci un certo risveglio nel corpo della Chiesa “è indispensabile che il riformismo conciliare sappia essere soggetto attivo nella chiesa, andando oltre i deficit del passato. Il venir meno della generazione del concilio e dei due decenni successivi rischia di lasciare un vuoto, se non si saprà diffondere una nuova sensibilità e suscitare un nuovo protagonismo di cristiani appassionati alla riforma della chiesa”. E suggerisca anche una possibile strada: “quella di piccole fraternità di laici e preti inseriti nell’ordinarietà diocesana e parrocchiale, senza costituirsi come movimento o associazione a parte”.