1012 -2012: i mille anni dalla fondazione dell’Eremo e del Monastero di Camaldoli sono ricordati con un fascicolo (il n. 258) di Vita monastica: il trimestrale di liturgia, spiritualità ed ecumenismo curato da un gruppo di monaci tra cui Matteo Ferrari, Claudio Ubaldo Cortoni, Sandro Rotili, Osvaldo Forlani, Roberto Fornaciari, Alberto Viscardi e lo stesso priore generale Alessandro Barban. La rivista non si ferma certo a una sterile commemorazione di carattere celebrativo, ma mette in luce il cammino, le scelte, le difficoltà, le intuizioni di una storia così ampia e preziosa. E le riflessioni non si chiudono nel ricordo della storia di Camaldoli, ma si aprono con grande coraggio, guardando avanti; e si cita, quasi un programma, una parola bellissima di Mario Luzi: “È tempo di levarsi su, di vivere/Puramente”. E un ampio saggio di Roberto Fornaciari offre la storia di questa singolare celebrazione, che si compie tre anni dopo la data del Millennio e che ha costituito l’occasione di una riflessione profonda, quasi una rinascita avvenuta con la partecipazione, dichiarata o spontanea, di tantissime persone, uomini e donne, laici e religiosi, giovani e anziani, vicini e lontani… Una “celebrazione” che ricorda quante strade portano a Camaldoli e, soprattutto, si intersecano tra loro, salendo e scendendo e creando via via un mondo nuovo e coscienze rinnovate.
“Dai comandamenti alle beatitudini” è il titolo di un bellissimo intervento di Giannino Piana (grande teologo morale, ma non solo…) ospitato su Il Gallo di aprile. Partendo dalle difficoltà della situazione presente, che non si possono risolvere solo con tecniche, regole e leggi, l’autore ricorda la parola di Gesù: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei cieli” (e tantomeno lo creerete quaggiù!). La “nuova giustizia” cui il Vangelo ci chiama si esprime in un “radicalismo” che va ben oltre i contenuti del decalogo e provoca un coinvolgimento radicale della persona, la trasformazione della propria esistenza e la tensione (per amore, non per presunzione!) a essere “perfetti come il Padre vostro che è nei cieli”.
S’intitola “Questione di stile” il n 218 di Servitium – Quaderni di ricerca spirituale, con redazione a Sotto il Monte Giovanni XXIII ma redattori e collaboratori attivi da tutte le regioni italiane. Così intorno alla parola “stile” (papa Francesco dimostra ogni giorno che “lo stile è inscindibile dal fare la verità”; e, infatti, le sue scarpe costituiscono l’illustrazione di copertina) dialogano Bruno Maggioni e Angelo Casati, Giovanni Benzoni, Italo de Sandre, Silvia Giacomoni, Ursicin G.G. Derungs e altri, mentre Vera Negri Zamagni auspica che anche in campo economico possa finire lo “stile di conquista” e Ornella Bonetti e Federico Zanda ricordano lo “stile cristiano” (il camminare insieme con amicizia) di Carlo M. Martini.
L’Expo 2015 di Milano costituisce comunque una sfida. Se servirà a fare qualche passo avanti (nelle coscienze e nella pratica concreta) sarà stata un successo. Se no, no. Ne parlano, con speranza e con capacità critica, anche una rivista come Mondo e Missione e la stessa rivista mensile Il Segno della diocesi di Milano. La prima, che è voce dei missionari del Pime ha per titolo “un pianeta da nutrire. Le grandi sfide dell’Expo”; e propone una sorta di guida alla visita, segnalando molte possibili riflessioni e anche azioni concrete, come l’esperienza brasiliana “metti un orto nel quartiere”. Il periodico diocesano di Milano sul numero di maggio mette in luce (con interventi del cardinale Scola, del direttore don Grampa e vari altri) l’impegno necessario: “La Chiesa è qui per educare l’umanità” dice mons Ravasi. Sottolinea Gualzetti, vice-direttore della Caritas ambrosiana: “di carte e pronunciamenti ne abbiamo sempre avuti, il problema è fare finalmente scelte concrete che possano cambiare le cose”.
“Siamo tutti malati, ma guarire è possibile … la medicina è occuparsi degli altri, di tutti, impegnarsi per qualche bisogno altrui …”. Su Adista Segni nuovi del 25 aprile Enrico Peyretti commenta così la tragedia dell’Airbus 320 della Germanwings, il cui pilota si è suicidato portando con sé l’intero aereo con i numerosi passeggeri. L’ampia e bella riflessione di Peyretti evidenzia come la chiusura nell’individualismo e nell’egoismo porta alla distruzione di se stessi: “la salvezza è nel disarmato servizio alla vita di tutti. Siamo malati, ma guarire è possibile se si riconosce che spendersi per gli altri è il vangelo di salvezza”.
(a. Bert.)